(Tabula rasa - 1)
In qualche modo ho metabolizzato il disastro. Dopo la prima settimana insonne sono tornato a dormire. Mi è rimasto addosso un certo sminchiamento e, peggio, un senso di estraniamento da questo luogo che era il mio rifugio. Faccio ancora fatica a tornare ad occuparmi della questione.
Conosco fin troppo bene quello stato d'animo, perché l'ho già vissuto una quantità di volte. Colpetto dopo colpetto finisce per anestetizzarti e renderti cinicamente apatico di fronte a qualsiasi cosa, bella o brutta che sia. Niente vale più la pena, perché non esiste alcunché che possa farsi punto di riferimento anche minimamente stabile.
RispondiEliminaE' una specie di morte interiore. Mi spiace che stia accadendo pure a te. In parte temo che sia anche il frutto dell'età che si va accumulando, ma non sono ancora in grado di affermarlo con certezza.
Se ti riesce, fatti forza, perché quegli alberi non sono IL problema, sono un simbolo attraverso il quale IL problema ti si manifesta in questo momento. IL problema è la scomparsa di quell'insieme di cose, persone e situazioni che riconosci come il tuo mondo.
Stupidaggini? Può darsi. Saprai dirmi.
Sì, anche l'età conta: né io né mio figlio vedremo più alcuna quercia come quelle abbattute, 100 e 150 anni ca. oltre ad altre piante di alto fusto di una settantina d'anni. Penso che la loro trasformazione in legna da ardere da parte di _rotti ci abbia messo brutalmente, in poche ore, alla finitezza della nostra esistenza, un istante nella vita dell'universo, talmente breve che neppure con tutti gli sforzi del mondo, riusciremmo a vedere, ancora, due querce così. E' un antipasto di morte interiore, un Memento mori! non da parte di un teologo ma da parte di un contadino con evidenti limiti (posso anche scrivere rozzo, cazzo mi metto a fare il politicamente corretto qui !?).
RispondiEliminaGreat reading your post
RispondiElimina?
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