Giovedì della settimana scorsa Rosa Canina ha scelto "Gli anni più belli", una storia di quattro persone, tre maschi e una femmina, della mia generazione.
Mi hanno fatto sorridere alcune cose riviste degli anni Ottanta. Questa generazione è la prima nella liquidità e meno politicizzata, la prima che, in grandi numeri, ha dovuto affrontare l'aleatorietà dei rapporti, la liquefazione della sfera erotica, relazionale e quindi famigliare. Sono passati otto giorni e... già i rivcordi sono un po' sbiaditi. Muccino non manca di rappresentare le varie ipocrisie e pure certe sconclusionatezze (Riccardo Morozzi che non riesce a schiodarsi dalla fame assicurata vogliolavorarenelcinemacolcinema) o alcune passioni e i sacrifici per esse (Paolo, la passione per le lettere, la sua vocazione all'insegnamento).
Ecco, forse una cosa ancora solida che sopravvive a tutte le peripezie sono i rapporti dei padri con i figli e questa amicizia tra quattro persone che resiste e ritorna, rinasce pure, dopo sgarbi e spregi, anche pesanti. Anche gli affetti per alcune persone care, la famiglia.
Ecco, alcuni passaggio commuovo e questo me lo ricordo ancora.
Non mi garba granché che la grande maggiornza delle pellicole italiane sia ambientato a Roma e dintorni (poi qualcosa a Milano, il resto assai poco) ma questo è conseguenza che essa ospita il distretto italiano del cinema.
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