lunedì 28 gennaio 2013

Respira!

Mi ero recato in testa al treno, per avere meno distanza da percorrere a piedi e già mi irritava quell'arresto incredibilmente lungo e poi le frazioni di secondo di apertura porte comandata dal macchinista.
Poi il fiatone mentre pedalavo velocemente. La voglia di tornare agli abbracci in quasi tre settimane di sospensione era diventata bramosia. Ma la condizione fisica è ancora opaca e ogni secondo era così lungo, volevo solo essere seduto e togliermi i calzettoni, mettere le calze fini in filo di scozia nero, le scarpette e via. Solo quello.
Mi accorgevo alla fine di ogni vals, alla fine di ogni tango, nella fatica della milonga. Mi fermavo e respiravo con affanno. Di fatto sono finito ad affogarmi in quegli abbracci quasi in apnea, già che l'aria si taglia con la motosega, normalmente e poi alla fine due che ho detestato che per il freddo hanno fumato dentro invece di uscire, che questa volta non avevo energia/voglia per andarli a cazziare come faccio quasi sempre, bastano due stronzi per impestare l'aria di cento.
Vuoi solo tornare ad abbracciarti, a diventare un animale a due cuori, quattro zampe, sarebbe bello che non ci fossero le due teste, ma non sempre accade. Prenderle tra le tue braccia e portarle, lasciare che chiudano gli occhi e si abbandonino, proposta e ascolto.
Ma dopo molti giorni sei rigido e non vengono quei passi nuovi ancora alieni.
Ma senza aria come si fa? Chiudi gli occhi e respira, è tutto da disegnare.
Ancora ansimavo nel pedalare veloce, nel buio, qualche faro che sfrecciava a lato, qualche minuto prima dell'ultimo treno.


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