domenica 7 giugno 2015

Tango estivo

Con _ela anima di seta succede così, a volte. Ad un certo punto decidiamo di iniziare un paio di nostre tanda, le balliamo, fuochi di artificio, petardi e saette, gioia, poi, magari, uno dei due smette, va a casa, baci e abbracci.
Venerdì all'inaugurazione, in città di un tentativo di milonga estiva. Ai piedi di un grattacielo vetrocemento nero che aveva accumulato tutto il giorno il sole di una giornata tersa e torrida che lo rilasciava, come punizione, sugli astanti, in quel piccolo rettangolo angusto di piastrelle e cemento sul terrazzo di quell'hotel internazional-fieristico-anonimo, uno delle decine di migliaia, tutti uguali, simil luossuosi, che potrestri trovare in ogni parte del mondo.
Una delle organizzatrici, prende la parola, si scusa: non è facile trovare luoghi giusti per il tango.
E' vero: la prima questione è la qualità del pavimento; orizzontale, sufficientemente liscio/scivolevole ma non troppo, senza giunzioni, irregolarità, gobbe, pendii. Il tango è fisica fine dei corpi, geometrie precise, non potrà mai permettersi il lusso di un prato o di un'aia dei balli popolari o il pogare sui calcestruzzi sberciati di un centro sociale sgarrupato. Poi aggiungi che non è il pubblico di bocca buona di un centro sociale simil grounge è pubblico spesso abbastanza esigente. In caso di pioggia dovrebbe essere possibile ballare lo stesso. Poi le dimensioni adeguate, non troppo piccolo, non enorme, la logistica comoda... Non è facile, no!

Aggiungo che... anche il tango (come altri balli, del resto) soffre di una competizione parossistica tra le varie scuole e scuolette tenute da alcuni maestri (pochi) e da molti improbabili tenutari di corsi. Non si riesce, in piccoli gruppi di non molti gatti, a fare qualcosa di decente. Osservai questo anche ai tempi della salsa.
Ancora, sul limite dell'approccio competitivo-liberistico: una città così grande e così ballerina - nonché milonghera, è una città milonghera d'Italia, questa! -, che non ha spazi pubblici decenti per il ballo e che siano sufficientemente gradevoli. La privatizzazione e l'organizzazione affidata ai privati del business tempo libero soffre di una impedenza elevata proprio con la caratterizzazione collettiva, pubblica, di questi momenti.

Dimenticavo: ho visto il grande capo dell'azienda. Un saluto cordiale, sorriso e stretta di mano forte, che al lavoro non ci caghiamo neppure di striscio: sta iniziando, è  ai primi passi con il tango.
Vedi, che meraviglia? Rompe anche le impedenze e i ruoli lavorativi e non solo.


7 commenti:

  1. Se trovo il mio capo a spinning, cambio palestra... ;)

    RispondiElimina
  2. Beh, di base siete dei cagacazzi voi del tango. Il fatto che ci sia il capo direi che è una grande garanzia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Stavo pensando che è come per il jazz: nessuno organizzerebbe un concerto di jazz in una squallida sala di periferia con l'acustica rimbombante, i serramenti in alluminio anodizzato e le sedie di plastica.
      Sono ambiti nei quali non si può non andare per il sottile.
      Il capo mi pareva piuttosto infojato. Eheeh, si è preso il timorbo? ;)

      Elimina
    2. magari si è separato dalla moglie

      Elimina
  3. Guarda, Lorenzo, io ho trovato questa dimensione e, posso dire, ora che sono passati quattro anni, che è una delle cose più belle che mi sono successe nella vita.. Temo che dobbiate sopportare ancora per un bel po' le mie osservazioni.

    RispondiElimina

Rumore, robaccia fuori posto, pettegolame, petulanze, fesserie continuate e ciarpame vario trollico saranno cancellati a seconda di come gira all'orsone.