domenica 26 aprile 2020

15 - 2


15 - 2 sarebbe una batosta in termini calcistici. Lo è pure in altri termini.
Dopo quindici anni di servizio un pezzo dell'aspirapolvere (il raccordo tra il tubo flessibile e quello rigido) aveva ceduto, in rete avevo trovato ed acquistato il pezzo di ricambio, che mi arrivò venerdì 18 aprile 2018.
Plastica (si dovrebbe dire resina) scadente, che aveva dato già subito qualche problema; insomma, una decina di giorni fa è schiattato definitivamente (il cedimento funzionale, quindi, addirittura prima di due anni, ero andato avanti un paio di settimane con del nastro adesivo). La plastica può essere fatta bene (pezzo originale) o male (pezzo di ricambio, quasi certamente una cazz di cineseria).
Nel frattempo l'aspirapolvere è invecchiato; ho dovuto fare una ricerca assai più lunga per trovare un sostituto. Il lato positivo è che io avrei detestato dover buttare un intero apparecchio per un cazzoso pezzo fatto con  della plastica marcia.
Alcune note:
  1. E' buffo: "il pezzo" raccordo di plastica e tubo flessibile (ho dovuto acquistare entrambi, anche il tubo di plastica flessibile, comunque, presentava qualche segno di usura/cedimento) costa circa quinto dell'intero aspirapolvere;
  2. costa i due terzi del pezzo di ricambio motore (pur avendo una complessità diciamo di un cinquantesimo, probabilmente meno).
  3. In linea non è specificato il paese di produzione.
  4. Purtroppo anche quest'azienda che vende pezzi di ricambio è dei Paesi Bassi (un'azienda italiana non aveva quel pezzo).
A proposito di costi: scommettiamo che non più del 10% del costo (una quindicina di euro) del primo pezzo di ricambio sarà arrivato ai produttori? La plastica di qualità mediocre è l'ovvio risultato.
Meglio rispetto al passato ma, sul fronte manutenzione/riparazione (uno degli aspetti chiave di un'ecologia dell'economia) c'è ancora molto da fare. Molto lavoro da fare anche sugli aspetti etici.
Ci vorrebbe... un approccio gas-istico anche per i pezzi di ricambio per elettrodomestici e non solo.

8 commenti:

  1. Non so se nel caso specifico sia o non sia possibile farlo, però personalmente preferisco fabbricare a mano i pezzi necessari, usando materiali resistenti anche se magari esteticamente meno appaganti. Ci vuole tempo, manualità e un minimo di attrezzatura, però in genere si riesce con buoni risultati (e tanta soddisfazione).

    Un esempio tra i tanti che ho accumulato in oltre cinquant'anni di vita: due anni fa, una mia collega e amica stava per gettare un ventilatore "a torretta" perché non ruotava più su se stesso col classico moto oscillatorio destra-sinistra-destra. Portai a casa l'elettrodomestico facendo una scommessa simbolica, il classico caffè.

    Smontatolo non senza fatica (quei marrani ricorrono sempre più spesso a incastri "a linguetta" anziché a viti, e anche dove le viti sono presenti, spesso sono nascoste con artifizi veramente da bastardi), scoprii che si era letteralmente disintegrata una semplice ghiera in plastica rigida. Semplice, ma piuttosto sagomata e "scatolata". Impossibile incollarla, in quanto il materiale era troppo frammentato e, comunque sia, dalle prove fatte risultò che non accettava il collante che uso di solito in quei casi (cianacrilato) e sarebbe risultata troppo indebolita. Come fare?

    La soluzione fu duplice: ricavai un calco (semplificato) del pezzo originale e ne feci una copia IN PIOMBO fondendola in monoblocco con la tecnica della cera persa. Quindi la rimontai rinforzandola per buona misura con una comunissima fascetta serratubi in acciaio. Ci tengo a precisarlo: il piombo lo ricavai dai contrappesi per l'equilibratura per le gomme che son solito raccattare lungo le strade, quando li trovo (persi da automobilisti e camionisti).

    Rimontato il tutto, il ventilatore funziona tutt'ora al 100%.

    La scommessa fu pagata regolarmente da colei che l'aveva persa. Tiè! :)

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    1. Uh, he meraviglia, messer Pigiatasti.
      Mi ha gratificato anche solo a leggerlo, questo racconto.
      Mi trovo disadeguante/disadeguato, rispetto alla massa, anche su questo punto.
      Riparare gli oggetti e rimetterli in funzione, invece di acquistarne nuovi, mi dà - come dire? - un senso di potenza nei confronti del passare del tempo. Una sorta di azione entropica inversa (una illusione, evidentemente).
      Qui siete stato estremamente ingegnoso e pure riutilizzatore di materiale che sarebbe andato disperso (nel caso del piombo neppure il massimo per l'ambiente).
      Noto alcune cose
      o - bisogna avere manualità
      o - fondamentale una officina casalinga ben attrezzata (non saprei da che parte iniziare con una fusione di piombo a cera persa)
      o - avere tempo
      o - avere coscienza del valore di tutto questo

      Bravo! Anzi, bravissimo! :)

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    2. Avrai notato che ho fatto quel che ho fatto non per soldi, ma per principio. E che diamine!

      UUIC: "non saprei da che parte iniziare con una fusione di piombo a cera persa"

      1) modelli della comune paraffina riscaldata con la forma desiderata; ho usato un certo da camposanto, per intendersi
      2) in un tubo, preferibilmente metallico, coli del gesso liquido inglobando il modello in paraffina, che deve avere come dei "baffi" per lasciare aperti i passaggi per il metallo fuso e gli sfoghi dell'aria
      3) lasci asciugare il tutto per alcuni giorni
      4) nel forno da cucina, riscaldi il blocco di gesso ormai indurito e perfettamente secco (se no si rischia di sfaldarsi), fino a quando la paraffina è completamente fuoriuscita dagli sfiati; l'ideale sarebbe avere una centrifuga, anche artigianale del tipo "a fionda", per completare al meglio lo svuotamento
      5) per sicurezza, lasci all'aria il blocco di gesso ancora un paio di giorni, perché deve essere ASSOLUTAMENTE secco, se no quando ci versi il metallo fuso rischi problemi e incidenti anche seri
      6) per fondere il piombo, basta un qualsiasi recipiente in metallo e un fornello a gas; meglio un fornello da campeggio per poter agire all'aperto, perché si fa una puzza immonda e, temo, anche dei vapori poco simpatici
      7) fuso il piombo, lo versi lentamente ma con decisione nello stampo, che deve essere stato preventivamente riscaldato il più possibile; anche in questa fase sarebbe utile una centrifuga, ma io non ce l'ho (avrei potuto costruirne una, ma una centrifuga fai-da-te alla buona sarebbe stata troppo pericolosa)
      8) lasci raffreddare LENTAMENTE all'aria
      9) rompi il blocco di gesso e spazzoli sotto acqua corrente il pezzo finché è pulito

      Finito.

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    3. Certo che notai che cio' che tu faqcesti non era per denaro ma per svariate altre questioni.
      Non manco mai di rimarcare che la visione marxista che riduce tutto alla sola dimensione economica e' PROFONDAMENTE sbagliata (infatti, i risultati dei regimi nei quali quest teorie perfettamente logiche in teoria e completamente bacate nella realta' si sono visti!).

      Per esempio, il passaggio dei "baffi" mi sembra non semplice. Si tratta di avere una certa esperienza in materia. E, come dicevo, opportuno avere un'officina attrezzata. Io rischierei di mandare al diavolo uno dei miei tegami per fonderci il piombo (non ne ho molti, cerco sempre di tenermi al minimo, pochi tegami e di qualita' decente).

      Grazie per la esemplificazione, messer Pigiatasti.

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  2. Per riparare le parti in plastica di solito uso lo stucco di vetroresina. A volte si riesce anche a ricostruire delle parti mancanti, però non sempre funziona e tocca buttare tutto.

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    1. Funziona molto bene se devi riparare pezzi da una certa dimensione in su. Per la minuteria, di solito, non è praticabile.

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    2. Uno dei problemi della plastica e' proprio... la sua quasi completa non riparabilita'.
      Il suo pregio e' che puoi fare cose minute, come dice correttamente MKS, ma questo comporta pure che queste cose minute non siano riparabili, poi.
      Grazie Mark.

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    3. Durante la quarantena ne ho approfittato per riparare la cabina doccia, si erano crepati i supporti in plastica dei cuscinetti su cui scorrono le porte. Dimensioni 4 cm circa. A volte si riesce, dipende anche dalla complessità o meno delle forme. Certo che su pezzi micro diventa ostica.

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