- fame
- autoproduzioni
- lavoro duro per tutti, bambini compresi
- ingegno
- prime meraviglie della tecnica (come il risparmio duro per acquistare la prima radio)
- ecologia inerente e strutturale
o - La nonna (mia paterna) andava con la tessera a farsi dare tre mestoloni di "minestra" che era poco più che acqua calda quasi senza colore tanto era diluita.
o - La zia _ice era brava a filare, prima la cardatura, poi mettevano in gomitoli e la tingevamo pure la lana.
o - Il nonno (paterno) andava in bici dallo zio a farsi dare qualche chilo di frumento e lo zio gli raccomandava di dire che lo aveva acquistato per strada, aveva dichiarato un po' di raccolto in meno per salvarsi dagli ammassi. Poi in bici, altri chilometri per portarlo al mulino su al mulino _idi.
o - La nonna [ostetrica] tornava stanca, dopo chilometri e chilometri a piedi. Si faceva un pentolino di mosa e ci disputavamo quel poco che rimaneva bruciacchiato sul bordo.
o - In casa ci facevamo il lucido per le scarpe, non col sego, quello lo si mangiava [non ho capito come].
o - Andavo e tornavo a piedi fino a _olo [13km] a prendere il tram per andare a scuola.
o - Ci trovavamo la sere nella breve estate sulla panca fuori dai fienili a cantare.
o - Ci fermavamo qualche volta lungo la strada dei campi, per giocare un po', ma solo poco, perché poi la nonna si arrabbiava, che c'era sempre da fare.
o - Lavavamo i piatti con l'acqua calda e in quella ci bollivamo le patate più piccole (quelle più belle erano per la semina, quelle medie per noi) per i maiali. Avevamo così fame che spesso ne prendevamo alcune di nascosto.
o - Il prete era durissimo, quando sbagliavamo ci colpiva le orecchie. E la domenica ci mandavano, il pomeriggio, al catechismo, prima quello dei bambini, poi quello degli adulti e poi la funzione. Era l'unico momento in cui la mamma si poteva liberare. Faceva freddo, era duro e tutto così lungo e pesante.
o - Lavavamo i piatti con l'acqua calda e in quella ci bollivamo le patate più piccole (quelle più belle erano per la semina, quelle medie per noi) per i maiali. Avevamo così fame che spesso ne prendevamo alcune di nascosto.
o - Il prete era durissimo, quando sbagliavamo ci colpiva le orecchie. E la domenica ci mandavano, il pomeriggio, al catechismo, prima quello dei bambini, poi quello degli adulti e poi la funzione. Era l'unico momento in cui la mamma si poteva liberare. Faceva freddo, era duro e tutto così lungo e pesante.
o - Quando i fascisti mettevano in cella il nonno [socialista] nella casa del podestà, era un problema perché tutto il lavoro dei campi, della stalla, tutto rimaneva sulle nostre spalle e le giornate erano ancora più dure.
o - Non potevamo avere più di due o tre mucche perché non avevamo campi a sufficienza.
o - Era così freddo alcune mattine che nella stanza c'era il ghiaccio sulla bacinella dell'acqua. Lo dovevamo rompere per lavarci.
o - Non potevamo avere più di due o tre mucche perché non avevamo campi a sufficienza.
o - Era così freddo alcune mattine che nella stanza c'era il ghiaccio sulla bacinella dell'acqua. Lo dovevamo rompere per lavarci.
Viviamo una ubriacatura planetaria.
Non ci rendiamo conto di quale fortuna viviamo e del fatto che essa è diventata la più grande sfortuna, la Grande Insostenibilità e la grande regressione, culturale e dei saperi.
Io ascoltavo ed essi si lasciavano andare, raccontavano e tornavano bambini. Sentivo il loro struggersi, le loro emozioni un po' sbiadite che tornavano. Li ascoltavo e quasi mi era passata voglia di andare in milonga. Era il tempo passato che riviveva nelle loro parole, ne rimangono meno, ogni giorno che passa.
che bello, mi domando e dico per quale stupido motivo ho permesso alla pigrizia di tenermi lontana da qui!
RispondiEliminaPillow
Anche i miei sono entrambi del '33, e mi pento ogni volta che lesino ua telefonata o una visita, ogni volta che non li lascio parlare delle loro - per fortuna ancora vivide - memorie. Viviamo una indecente ubriacatura, hai ragione, ma dati sempre più pressanti ci danno in discesa libera verso l'inferno. Non riguarderà i nostri genitori che andavano a rubare farina dai depositi bombardati, e non riguarderà noi che abbiamo gozzovigliato cinquant'anni preoccupandoci al massimo dello stivaletto alla moda. Riguarderà figli e nipoti, che verranno spazzati via come un cellulare usato (sei mesi).
RispondiEliminax Pillow:
RispondiEliminaBenvenuta... di qui!
Come mai casa tua nel tuo profilo? Ci sono cose carine... :)
x franco battaglia:
Ecco, è circa un anno che ogni volta che tergiverso nel chiamare o salutarli etc. mi dico che potrebbero morire mentre sto a cincischiare.
A me ha colpito molto quella frase che tutti (lo riscrivo, TUTTI) lavoravano e molto. Non so neppure se da quelle parti esistesse il termine 'disoccupazione'.
C'era povertà, molta povertà. Anche misieria. Ecco, non so se più o meno che ora. Sicuramente c'era meno miseria valoriale, spirituale.
Mi raccontava, mia madre, che durante la guerra venne giù un aereo militare.
Venne smontato ed ogni pezzo, tutto riusato. Avevano ripulito l'ambiente e allo stato non era costato una lira una. Incidente aereo a rifiuti zero.
Sto finendo (a fatica, "2052 - Rapporto al Club di Roma") e gli scenari che si delineano, sia pur con un certo impegno di fiducia e di ottimismo da parte dello scienziato norvegese - sono molto preoccupanti.
La nostra vecchiaia sarà grama, la maturità dei nostri figli (di mio figlio che ora ha 14 anni) sarà peggio.
Questi non sapranno neppure come prepararsi una suola con i copertoni delle auto, come facevano i miei.
Saranno altrettanto poveri senza saper usare le mani, avendo perso tutti i saperi importanti.
Brutta la povertà. Si.
EliminaA me spaventa ancora di più la povertà delle idee (nonostante l'apparente eccesso di informazioni che ci permea).
Per questo, il racconto dei tuoi genitori è vera ricchezza. Portalo sempre con te, e grazie per averlo condiviso.
x nottebuia:
RispondiEliminaBrutta la povertà...
Mah, non so.
Se tu avessi scritto "Brutta la miseria!" ti avrei condiviso senza alcuna objezione.
Ma la povertà...
Sì e no.
C'erano anche sprazzi di racconto molto felici, piccole cose che ora diamo per scontate.
La povertà può essere anche molto felice; la povertà è stimolante e porta molta creatività.
Certamente avere un po' (poco!) di agio aiuta e semplifica la vita. Ma a volte la comodistà si rivela pericolosa sul lungo termine.
E' anche una questione mentale.
Zygmunt Bauman osserva(va) che i più miserabili sono in gran parte tra i ricchi e benestanti che hanno spesso una mentalità della scarsità, più hanno e più vorrebbero avere, hanno una percezione di perenne inadeguatezza delle risorse a loro disposizione (di scarsità, appunto).
Cicciuzzo che a te_ti piace la liretta, ti ho collegato, visto che hai molte idee ragionevoli e sensate nel tuo luogo.
Si, scusami, hai centrato la questione.
EliminaHo racconti anch'io, soprattutto dei nonni che hanno fatto la guerra.
Mancavano i soldi per tutto, e quando non ne hai per le cure mediche, per i beni di prima necessità non è una buona cosa. Mi riferivo a questo.
Grazie, ti collego. Ti chiedo scusa ma a volte (e magari anche per diversi giorni) ho veramente pochissimo tempo...
I miei genitori sono giovani, sono i miei nonni a essere del '31 e del '33 però sentendo entrambi i racconti mi rendo conto che io una vita come la loro (quella dei nonni) non riesco proprio ad immaginarla. Sono così assuefatta a tutto ciò che ho da non riuscire a credere di rinunciarvi. I mostri di oggi, almeno per noi fetta "fortunata", sono altri. Non si combatte più la fame ma la mancanza di prospettive e di futuro (in un ritornello, quello del "no future" già sentito in passato).
RispondiEliminaMi rendo conto di andare troppo poco ad abbracciare i miei nonni, presa come sono da me stessa e dal - a volte - sterile mondo che mi gira attorno e mi risucchia senza, in realtà, arricchirmi quanto farebbero i loro racconti.
dipingi un tenpo che non cè più e per questo rimane come una foto in bianco e nero che osservi con un pò di nostalgia :)
RispondiEliminaMio padre è del '35, mia madre del '40, quindi la generazione è quella che descrivi e i racconti somigliano. Ho imparato col tempo a capire che quei racconti, su una base di verità, innestano il desiderio di apparire "vissuti", quasi "eroici". Un innesto che dà luogo ad esagerazioni. Un grosso aiuto a capire questa cosa me lo diede mio nonno (classe '12, ormai defunto da oltre vent'anni) quando, verso la metà degli anni '80, mi raccontò che quando aveva una ventina d'anni godeva d'una libertà che io, allora poco più che ventenne, potevo a malapena immaginarmi. Mi spiegò che vivendo decentrati bastava dire sempre sì sul posto di lavoro ed evitare di "mischiare nel torbido" su certi temi a sfondo politico. Tolto quello, sosteneva che bastava stare alla larga dalle grandi città per poter fare tutto quel che si voleva senza che nessuno avesse da ridire. Ovviamente condiva queste sue affermazioni con una pletora di aneddoti ed episodi, occorsigli negli anni, che parevano in effetti avvalorare le sue tesi.
RispondiEliminaLa cosa sconvolgente è che mi raccontava quel che mi raccontava negli anni '80, ricordando l'epoca del "ventennio" come un'epoca di grande libertà. Chissà cosa penserebbe, fosse ancora vivo, della "libertà" del giorno d'oggi...
Così, pensavo al cibo razionato, alla fame.
RispondiEliminaIl mercoledì a scuola c'è la pizza. Insomma da qualche mese polemiche, perchè ai bambini non piace poi tanto, e sono stufi di mangiarla.
Stufi della pizza???? Che dovrebbe rappresentare l'eccezione golosa?
Mi sembra allucinante...
mio padre è del 32 e so che uomini di quella pasta non ce n'è più. ma il bello è che anche lui ha dimenticato questa cosa, perchè non è più capace di parlare di quando faceva la fame
RispondiEliminaNel medio termine ( entro 15 anni al massimo), ci aspetta un futuro peggiore: anzitutto perchè siamo almeno il doppio, poi i terreni sono spesso depauperati vedi val padana, poi abbiamo la gobba lunga della curva demografica ( gli over 70-75) che si tradurrà secodo me in un spuntone per la rapidità con cui decrescerà, anche se ad esser più precisi decresceranno rapidamente i non giovani non autosufficienti senza pratiche di medicina decisamente insostenibili su larga scala come ad esempio l'emodialisi; last but not least se i ghiacci del polo nord si scioglieranno entro 5-6 anni come pare ne vedremo delle belle....Avremo la pancia vuota e soprattutto la testa vuota, prima così ben riempita dai diritti individuali, ma ad almeno possiamo dire alla Stevenson che ci aspetta un banchetto di conseguenze...Il vero dramma non è per noi ma per i nostri compagni d viaggio animali.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaDal dopoguerra in poi c'e' stata un'esponenziale esplosione di "benessere" alla quale e' seguita un'involuzione direttamente proporzionale di alcuni valori che allora, ai tempi dei tuoi cari, erano fondanti e sostenevano situazioni di poverta' (materiale) al limite del sopportabile. Non ho mai creduto al "si stava meglio quando si stava peggio" ma sono convinta che allora per essere davvero felici bastasse un millesimo di cio' che abbiamo oggi, e siamo sempre scontenti per qualcosa...
RispondiEliminaUna grande lezione di una Vita di cui loro sono ancora testimoni viventi
io trovo terribile che si perda la manualità, da un lato il benessere, quantunque mediocre, per cui abbiamo tutto, dall'altro un sistema educativo, che non incentiva i saperi manuali, un ragazzino di oggi saprà smanettare (poi solo giocare) al computer, ma quanti sanno aggiustarsi una gomma della bici?
RispondiEliminaLa perdità della manualità e conoscenze annesse, perse e NON complementate ( impossibile sostituirle ) con la conoscenza tecnica delle macchine che usiamo tutti i giorni ( frigorifero, lavatrice ... fino ai dispositivi mobili informatici ) ...
RispondiEliminadelle quali conosciamo solo la facciata, le procedure in superficie ...
ci rende una massa di schiavi facilmente ricattabili.
Ancòra relativamente benestanti, ma schiavi e grosso modo stupidi.
L'argomento della manualità e delle conoscenze tecnico-manuali dovrebbe essere cardinale in ogni discussione sulla scuola ...
e invece, ritualmente, si finisce a parlare d'altro ...
di tagli alla spesa scolastica ( ma per non fare che ? ... ) ...
scandali e scandaletti ...
così via.
E il Popolo-bestiame di furbetti, fino a ieri ha lasciato fare, ciascun genitore supponente che “tanto, saranno i figli degli altri a sgobbare per mio/a figlio/a che farà il/la dirigente”.
O il calciatore, o la velina.
Ma, impressione personale, il bestiame inizia ad annusare l'odore della sconfitta ...
Ad essere nati negli anni 30 sono i miei nonni...
RispondiEliminaE quanto vorrei averceli ancora per ascoltare i loro racconti...
Anch'io faccio tesoro delle parole dei miei "vecchi". Ormai vive solo mia madre.
RispondiEliminaQuanti racconti di vita.
Erano poveri, forse, ma sicuramente non infelici.
x nottebuia:
RispondiEliminaNoo, nooo
Non era una richiesta implicita che tu collegassi 'sto diario. Io detesto 'sto genere di smancerie diarosferiche, non collego per essere collegato, ma perché ritengo valido/originale/[altre caratteristiche qui] un certo luogo e merita di essere segnalato.
Se hai poco tempo non perderlo per... collegarmi, eh!? ;)
x Mareva:
Mancanza di prospettive.
Penso (con scienza e conoscenza) che le prospettive fosche non mancano affatto. Quelle fosche, però.
Pablo Neruda invitava a lasciar spazio a coloro che vengono, a non fare tutto, che non sia tutto costruito e già scritto. E invece noi siamo cresciuti fino a togliere lo spazio a chi deve venire, a toglier loro i boschi, la Natura, l'aria, l'acqua, gli alberi grandi. E le prospettive.
Puoi ascoltare i loro racconti, ma non viverli. Puoi ascoltare e osservare la loro vita, non sarà la tua. Però li puoi abbracciare e andare a trovare, prima che vadano per sempre.
x diversamenteintelligente:
Tempo che non c'è più e che tornerà presto, quando pochi o nessuno avra' memoria e sapere e mani per vivere quel tempo.
x MrKeySmasher:
Penso che non sia facile stabilire se ci fosse piu' libertà nella prima meta' del XIX secolo od ora. Tecnicamente e teoricamente abbiamo ora piu' liberta' ma ci manca lo spirito, la volonta' e il nerbo per viverla. E' un po' il paradosso di gran parte delle persone ricche: piene di soldi e non hanno temp di spenderli o non sanno cosa fare. Alla presenza opprimente della chiesa si è sostituita la presenza opprimente del consumismo. A leggi e prassi spesso brutali (mi raccontava, mia madre, come il prete infieriva su di loro quando sbagliavano qualcosa durante la catechesi) ora si è sostituita la manipolazione subdola (ora ha il nome di marketing) di masse sempre più omologate, smidollate pecore che si credono libere di andare avanti nel labirinto-recinto che è stato creato per tosarle, mungerle e poi macellarle sempre meglio.
x gioia:
Non mi stupirei che alcuni di quei bambini non vadano molto al di là di spaghetti al pomodoro, pizza, patatine, bistecca, insalata, pizza, risotto “quattrosalitinpadella” pasta al pomodoro, pizza, patatine, coca, pizza, fusilli al pomodoro, insalata, bistecca, pizza, …
Penso male?
x Francesco:
Ci vuole tempo.
Io sento che fanno fatica a ricordarsi di quei tempi, per loro NON e' stato piacevole.
E' stato duro, anche felice, anche piacevole. Ma duro. La fame e'dura e non abbiamo piu' alcuna memoria di fame, neppure sappiamo cosa sia, visto che usiamo quel termine al posto di “robusto appetito”.
x Fra:
RispondiEliminaDurante la non affatto rigida autarchia fascista, la popolazione era all'incirca tra i 30 e i 40M (nota la mefistofelica e violenta ripresa della crescita demografica dal 2000 dovuta all'immigrazione di massa). Nel frattempo sono state distrutte milioni di imprese contadine, cementificati infrastrutturizzati capannonizzati oltre 3.5m ha di superfice agraria, centinaia di migliaia di ettari sono stati inquinati, perse sementi robuste.
Quando non riusciremo più a importare risorse (visto che quasi tutti i paesi con surplus di biocapacita' ed esportatori di risorse la stanno perdendo rapidamente) si arrivera' alla carestia e quindi agli scontri civili, alla guerra civile. Avremo numerose enclavi etniche e religiose, il collasso della forza dello stato, una popolazione anziana. Gli immigrati (quelli nuovi e fino a quelli di 3a generazione) un livore grandissimo contro gli italiani, nessun rapporto affettivo, ostilità culturale e religiosa. Non molto diverso da quanto successo a Sarajevo, in Siria ora, quel che successe in Ruanda, etc. Una carneficina.
Moltitudini di balordame senz'arte ne parte, di teste vuote che assalteranno le ultime imprese contadine, saccheggi diffusi sempre piu' violenti.
Anche l'ambiente andra'malissimo, con l'estizione, dovuta a caccia e bracconaggio ,di tutte le specie che erano state salvate dall'estinzione. Distruzione dei boschi per il riscaldamento e la vendita in nero di legna (questo gia'avviene in Grecia). Sparizione dei predatori (lupo, orso, lince).
Anche dal punto di visto biologico, naturalistico, sara' un avvitarsi di degrado in degrado peggiore.
Per nadare a fare legna in montagna serve parecchio gasolio se non si può andare a dorso di mulo: attualmente vedo solo gli abitanti dei paesini di montagna distanti non più di 3-4 km dai boschi da taglio andare a far legna.
EliminaQuando hai freddo, vai pure senza gasolio.
EliminaAlla fine della 2a guerra mondiale gli Appennini e le Alpi erano pelati. secondo me non si arrivava ad 1/5 del bosco attuale.
In Appennino si produceva carbonella, non legna, Fra'.
RispondiEliminax Spirito Libero:
I valori riflettono l'ambiente che ospita l'homo. I valori sono stati artificializzati, sofisticati, spesso stravolti rispetto al significato originale.
Io provo un disprezzo così grande, ad esempio, per Boldrini e Kyenge, proprio perché con un'operazione di sofisticazione etica (ci vorrebbeo i NAS) hanno sovvertito i valori, ad esempio quello della responsabilità, della solidarietà, del rispetto con questo colossale stupro migratorio di persone che entrano con violenza violando e calpestando la volonta' contraria dei residenti.
Da sempre scrivo “si stava diversamente quando si stava diversamente”.
Io, ad esempio, non posso pensare a cose peggiori del clericalismo asdfissiante di allora. Ma ancora, la violenza del cattobuonismo, del politicamentecorretto catechizzato ora dall'alto e imposto a paesani e cittadini da leggi idiote, accrescitiviste e filomigrazioniste non è certamente meglio.
Io sono molto felice e incazzato per questo tumore umano di importazione, questo tsumami immigratorio nello stivale gia'ultracostipato.
x Sara:
Io cerco di coinvolgere mio figlio in piccole attivita' ma mi rendo conto che, manualmente, e' imbranato. Un po' l'adolescenza,ma certamente molto il fatto di non usarle.
Versa parte rilevante di liquidi fuori, fa fatica a sbucciare una patata, non sa aggiustarsi una gomma della bici, non vuole andare in bici né in montagna (vuole andare in macchina e qui bisogna ringraziare sua madre che è da sempre un'appendice della sua auto).
Io cerco, quando posso, di fargli fare delle cose.
Una societa' di handicappati fisici, che non sanno piu' fare nulla col corpo.
Puoi immaginare che destino abbia una societa' di atrofizzati del genere.
x Marco Poli:
Piu' tu sei dipendente, meno sei autonomo, piu' la corda che hai fatto passare per il collo e' lunga per un buon cappio (dall'altra parte hanno ancora abili per fare un buon cappio).
Ingegno e agio sono incompatibili. E' la necessita' che aguzza l'ingegno, l'agio incrementa la stupidita'. Pensa, solo il fatto che le persone non si muovono piu' a piedi le instupidisce: c'è una forte correlazione tra reti neuronali e attivita' del camminare.
A scuola insegnano tutto .. sulla storia della cucina a ragazzi che non sanno neppure farsi un sugo di pomodoro e cuocerci della pasta. Piu' o meno siamo a quel livello.
Tutti veline dirigenti avvocati specialistidimarketing broker calciatori tronisti politicanti.
Proprio fico!
x Wannabe Figa:
Ti piacevano le loro storie e vorresti riascoltarle ancora o... o se ne sono andati prima che tu le potessi ascoltare dalle loro labbra, dai loro occhi?
x Nuvola Sospesa:
Ogni tanto appari. Io di devo fare qualche salamelecco e benvenutarti molto! :)
Io penso che fosse una vita molto dura la loro.
Paradossalmente la vita dura e' come un allenamento duro: quando poi giochi le cose, possono andare molto meglio, anche le felicita' sono piu' grandi.
Un po'come il piacere per il cibo, per un pasto come si deve, che se non hai un appetito robusto, se sei sempre mezzo sazio e svogliato, non apprezzerai mai una buona tavola. Sara'sempr 'na roba cosi' cosi', semplicemente perche' tu sei cosi' cosi'. Tutto a meta'.
Un po' entrambe le cose...
EliminaI miei nonni erano nati nel 1910, io ho zii nati negli anni '30. La nonna che ha vissuto più a lungo, è morta quando avevo 15 anni, uno non l'ho proprio conosciuto. Un altro ad un certo punto non aveva più tanta memoria. Non sono cresciuta con loro, non mi è mancato, e non mi mancano i loro racconti. Non erano tipi da racconti, parlavano poco, erano molto duri, molto severi. Era gente che in guerra c'era nata, cresciuta e pasciuta. Non erano i classici nonni affettuosi, che viziano. Forse, avevano pure troppi nipoti. Anzi, non sopportavo il bigottismo e l'antichità di certi pensieri delle mie nonne che si scontravano con la modernità di mia madre o di altre donne e dei miei tempi. Anche se io ero solo una bambina, o poco più di una bambina. E nonostante i miei genitori sono ancora giovani, figurati che a mia madre le ci vuole ancora qualche anno per raggiungere i 60 anni. Ogni tanto si ricordano del fatto che quando erano piccoli, qui, nella mia terra non c'era ancora l'acqua corrente nelle case e né tanto meno avevano i bagni in casa. Quindi per capire una certa durezza di vita o differenti forme di povertà non mi sono serviti neanche i racconti dei miei nonni o dei miei zii più vecchi. Ché poi tutti quanti dicono sempre le stesse cose, anche tu hai iniziato con questa storia (ma che cazzo uomo, sei ancora giovane): quando noi eravamo bambini/ragazzini ci facevamo il bagno nella neve, i giovani d'oggi sono delle pappemolli non conoscono il lavoro. E certo non ce l'abbiamo. E non è nemmeno vero che ci manca l'iniziativa o la manualità o il senso del dovere.
RispondiEliminaOgni generazione ha conosciuto i suoi cazzo di problemi, e per quanto riguarda la mia sono soltanto cazzi amari e basta.
In più, io mi so costruire le cose da sola.
Ciao!
Clo', tu hai letto con la "tua" mente, non ho affatto iniziato questa pagina con "quando noi eravamo bambini/ragazzini ci facevamo il bagno nella neve, i giovani d'oggi sono delle pappemolli non conoscono il lavoro".
RispondiEliminaDa sempre io scrivo qui e altrove che "si stava diversamente una volta quando si stava diversamente".
Ogni epoca ha caratteristiche sociali precise, pro e contro.
Tu sai fare delle cose con le mani.
Non so so quante.
E sei piuttosto rara (e infatti pure interessante).
Una volta quasi tutti sapevano fare moltissime cose, era la normalita', non una distinzione di merito.
La durezza di quelle vite la si puo'solo intuire mentalmente che non e' quasi nulla.
Non ho detto che hai iniziato a scrivere questa pagina scrivendo:"quando noi eravamo...ecc.ecc."
EliminaChe poi "tua" mente, il perché hai scritto "tua" tra virgolette me lo devi spiegare.