mercoledì 20 aprile 2016

La comune

Avevo letto una presentazione sommaria. Questo lo voglio vedere - mi ero detto - voglio vedere come faranno. Sì, proprio come faranno. Comune, ricerca del paradiso in terra che diventa un inferno.
Ho trovato ben fatta e gradevole questa pellicola danese.
Un gruppetto assai eterogeneo, dal professore universitario che non vuole sostenere da solo i costi di gestione di una grande casa signorile, all'immigrato mediorientale, dalla fricchettona peace & love alla conduttrice del telegiornale nazionale: bel misto, eh?! Io ho un debole per i popoli nordici e il loro civismo. Sono danesi e riescono a trovare un buon modus vivendi, regole e turni e la casa rimane vivibile, non un troiaio caotico di sciatterie e disordini personali autoamplificanti di fancazzisti.
Però il democratico e strutturale approccio pragmatico alla soluzione dei problemi (concetto ricorrente nella storia) del "paradiso" viene sollecitato duramente dalle provocazioni della realtà che non è un paradiso edulcorato, non è un regno walt disney sulla terra.
Nel sesso più o meno aperto/libero arriva la sovversione di un innamoramento, il dolore dell'abbandono, lo strazio per La Rimossa - la sorella nera - che si porta via il figlio novenne di una coppia della comune.
Il "paradiso" strutturato vacilla, cede.
Fu una grande illusione (*) dovuta ad una sbornia di un beverone (cocktail) composto da tecnica, progressismo, utopie ugualiste, adolescentizzazione collettiva, un tentativo di sfuggire alla solitudine.
Si arriva ad un principio di compassione empatica per questa patetica e variopinta armata brancaleone a sfasciarsi sui duri mulini a vento, nei suoi tentativi generazionali di fuggire dalla realtà, dal suo dualismo universale in un'illusione di mondo a metà in cui ciò che si è rimosso buttandolo fuori dalla porta rientra, furtivo, dalla finestra.



1 commento:

  1. Stavo pensando alle immagini (ascoltavo la musica che in sottofondo) penso che vengano da Burning Men, uno tra i più importanti e creativi goa che si tiene negli Stati Uniti occidentali e altri eventi del genere. Un tentativo psichedelico e creativo di paradiso in cui la chimica (assai poco paradisiaca) sconfigge quasi sempre la via più lunga e faticosa, più fine, della danza transe. Nella fuga dalla realtà è cambiato poco e alcuni movimenti che lo perseguono si ispirano proprio a quegli anni settanta.

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