lunedì 30 settembre 2019

Velo d'ansia

Il contadino ci ha portato alcuni quintali di legna, l'abbiamo impilata. Poi da Rosa Canina la sera; eravamo cotti di quella ottima stanchezza fisica. La mattina alle sei siamo usciti insieme, ella verso sua madre in Piemonte. Ero per le (splendide, deserte e patologicamente calde) vie della città verso la stazione centrale, per tornare a casa nel silenzioso, fresco e verde "romito". Riposo, molto, e alle 18 verso Firenze per il mio amato tango, una serata... coi fiocchi. Quante cose e...quanto belle! Stamani si riprende coi ritmi stretti, mordaci, del lavoro. Ho un velo sottile di ansia esistenziale, stamani. Fine settimana sparito precipitevolmente nel nulla. Spa-ri-to! Scrivevo che il tango mi illude, ci illude, di sfuggirle, ci illude di attimi di infinità. Come se stessi avviandomi di gran carriera verso la morte. Cosa oggettivamente vera.

8 commenti:

  1. Anch'io sono assalita da una specie di ansia, il lunedì, quando il tutto riprende nella sua corsa frenetica, lontano dagli spazi e dai momenti ritagliati nei fine settimana, quando mi sembra davvero di vivere in un'altra dimensione, in un altro mondo. Necessitiamo di lentezza, credo.

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    1. Io mi sono anche molto riposato domenica.
      Non posso dire di non aver rallentato.
      Forse non per un... tempo sufficiente.
      C'e' questo paradosso del tempo, che piu' fai cose belle e piu' fugge, piu' fai cose noiose od orribili e meno va.

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  2. Il lunedì mattina è sempre impegnativo.

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  3. Tranquillo coso. Come per la maggior parte della gente la tua vita si interrompe lunedi e ricomincia il sabato, gli altri giorni sei una macchina ma il vero dramma su cui devi perdere il sonno è la plastica.

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    1. Ora et labora

      A me, peraltro, piace. Quando arrivo a casa, vicino al bosco, alla quercia grande, ai prati, amo questo contrasto.
      Spengo la testa, inizio a cucinare...
      Un paio di sere alla settimana sono impegnato con il tango, una con mio figlio, il resto con Rosa Canina.

      Signor Connor, visto che voi siete sempre attento a ricordarci il passato nel bene (gli avi) o nel male (i tempi trogloditici), direi che l'Ora et Labora, i ritmi del sonno e della veglia, sono non "da macchina" ma fisiologici, sani.

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    2. Coso, non so come dirtelo. Fatti venire dei dubbi.

      "ora et labora" era il motto dei monaci medievali che dovevano fare fronte a tre necessità. Chiudersi in una struttura fortificata perché il primo nomade che passava di li avrebbe pensato che i monaci avessero qualcosa da rubare. Produrre le risorse necessarie per sfamare e alloggiare i monaci ed eventuali ospiti del monastero. Preservare quel poco di cultura rimasta copiando e ricopiando i manoscritti. Quella era la parte del "labora", cioè il muratore, il contadino e il copista. Poi, essendo monaci, avevano l'obbligo dello "ora", imperativo di "prega". "Ora et labora" sta per "prega e lavora".

      Tu cosa cacchio preghi? Moloch il Dio degli Inferi?
      Ma non farmi ridere, mezzo comunista che non sei altro.

      Circa il "labora", la questione che speravo di farti notare ma era una speranza vana, è che se tu fossi assennato applicheresti il tuo "pseudo-ecologismo" alla sanità/sostenibilità della tua vita, a ragionare come ci costringono a vivere, in che termini, piuttosto che alle farloccate tipo pretendere le posate d'acciaio e i piatti di ceramica alla fiera del salame perché quelli di plastica ammazzano le povere tartarughe marine. Se mi dici che sei sfinito, che non hai tempo di fare niente, a me sembra palese che il tuo lavoro si colloca in un contesto di semi-schiavitù che ti sottrae tempo e quindi vita in cambio di cosa? Eppure, nel tuo blogroll nessun parla del tempo o di quali sono i termini del "do ut des", è tutto e solo "teratoma umano" e suoi corollari.

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