lunedì 29 agosto 2016

C'era una volta

Sabato in tarda mattina eravamo quasi in cima a via Raffaello Sanzio, a Urbino. Seduti in quel covo "resisto tutte meno che alle tentazioni". Così, meravigliati dall'arte delle mani, del mangiar ben, la conoscenza del lavorare il cibo sano e renderlo buono, squisito, dal sapere delle mani dell'artigiano Leonardo Cartolari. Le nostre occhiaie di ore di tango, gioia e sonno poco volevano un ristoro, un po'  di dolce per la vita. Avevamo iniziato a colloquiare con lui, _mlero, _zzz e io ed egli ci ha raccontato la sua storia quando seppe, giovane lavorante apprendista a bottega di pasticceria a Pesaro che a Urbino ne mancava una, aveva detto e ci ha ripetuto :- Ci penso io! Sorrido ancora: forza, costanza, intento.
Volontario con la Croce Rossa, andò in Friuli, tre giorni senza nulla a scavare nelle macerie. Robusto, con un sorriso solare, con la sua parlata romagnola così schietta e musicale. Si era commosso, parlando di quelle persone, come lo abbracciarono quando riuscì a estrarne un paio ancora vive. Un fiotto di commozione che, passati quarant'anni, non riusciva a trattenere. L'abbraccio della vita che ti prende e non ti lascia.
Lo ascoltavamo, costernati, in silenzio.
Nel girare per Urbino, abbiamo trovato il sagrato del Duomo, e la sua chiara facciata barocca in pietra bianca, transennato. Erano cascati alcuni pugni di calcinacci dopo lo scossone che si era avvertito forte anche lì.
E prima, per le vie, avevo osservato quei muri poveri, di mattoni antichi, alcuni sfarinanti, altri tratti in cui mancava il legante, povere malte. E quell'arco a sesto acuto di una casa patrizia medievale, in via Saffi, già rappezzato secoli fa, con il cedimento dello stipite destro, i due capitelli belli di semplice arte, quello destro era più basso di trenta centimetri, l'arco acuto modificato e allungato con un concio. Le fondazioni? cosa sono?!
E i muri a pance, gobbe, sghembi dietro Santa Chiara e ancora, chiavarde che trattengono ciò che si spancia, qualche squarcio e osservi come, oltre ai mattoni esterni, dentro c'era tutto, il caos con malta povera.
Leonardo Cartolari, Maestro pasticcere a Urbino, diceva :- Se un giorno si attiverà una faglia, qui sotto, verrà giù tutto, anche il palazzo Ducale.
L'impotenza è sempre dolore. Sentivo la fragilità dei secoli, la gloria del rinascimento, la bellezza di muri e architravi e loggette e tamponature di questo contesto unico, di bellezza diffusa e stupefacente, in cui sono incastonate, come in una corona di platino e oro, le gioie, le pietre maggiori.
Queste bomboniere fragili di secoli, figlie di secoli. Nessun intervento è possibile su quel tipo di edifici, bisognerebbe tirarli giù e rifarli. Ma nessun rifacimento, neppure quelli delle città tedesche rase al suolo dai bombardamenti dei criminali di guerra alleati con intere popolazioni dentro, riescono a riportare la non linearità, le curve, le ampie sinusoidi, le rientranze, le sghembature di quella architettura originale. Cosa vuoi rinforzare castelli e casine storti di ciottoli, paglia e terra?
Lì verrebbe giù tutto. Eravamo seduti a prendere un caffè in un vicolo erto, con l'aria fresca che giungeva da monte - che meraviglia quei sistemi di condizionamento naturale! - e qualche secondo, una frazione di accelerazione G e saremmo rimasti lì sotto con quei cappuccini, quei caffè.
Erano anni che pensavo di andare in quell'angolo tra Abruzzo, Lazio e Marche.
Vedete, c'è uno strumento di straordinario valore, una di quegli strumenti che verranno distrutti dalla rete, da Google Maps in questo caso, che sono gli atlanti cartografici del Touring Club Italiano. Se non avete una guida, consultate con attenzione quelle mappe anche stradali e vi diranno dell'Italia bella, unica. Urbino evidenziato con un rettangolo verde "pieno", quelli sono le città "devo" di un potenziale Gran Tour. Amatrice evidenziata con un rettangolo verde vuoto. Accumoli sottolineato.
Da anni che mi ripromettevo: devo andare lì, dove la sapienza contadina, l'arte del cibo, l'arte di secoli, i paesaggi, i boschi, monti si abbracciano in una scenografia unica, nello Spettacolo del Belpaese. Uno scrigno: di borghi di grande bellezza ce ne sono così tanti che neppure l'atlante del Touring ce la fa a farcela: Montefabbri e Montegridolfo vicino a Mondaino, lo stesso Mondaino. Belli da impazzire, neppure in qualche modo evidenziati.

Ora non c'è più nulla. Non si può più, per anni non potremo tornare ad Amatrice, dicevo a _mlero. E' andata per sempre.
Questa bellezza così fragile, ti crolla addosso, ti riporta al tempo che fugge.

C'era una volta Pescara del Tronto

32 commenti:

  1. riporto anche qui un commento (ora in moderazione) che ho lasciato in Eldalie.
    Quando intervenimmo, per la messa a norma di una canna fumaria, in un angolo di muratura portante, nella casa di mia madre, (edificata nella seconda metà dell'Ottocento) io vidi che i materiali erano e sono abbastanza poveri: non conci di pietra squadrata ma pietre irregolari, malte povere.
    Cosa fare per quella casa?
    Ecco, bisognerebbe tirarla giù e rifarla tale quale. A parte che non sarebbe possibile dal punto di vista edilizio, visto che bisognerebbe misurare e ricostruire sghembature, gobbe, incavi curvilinei etc. che sono parte fondamentale della sua bellezza unica.
    Penso che non ci siano più maestranze che sappiano realizzare le volte a crociera delle cantine e della ex stalla.
    Visto che essendo edificio storico, ad esempio, ha finestre piccole non sarebbe possibile neppure dal punto di vista normativo.
    Così c'è il paradosso.
    O la tieni così non antisismica oppure non non la tieni affatto, tiri giù e realizzi un'altro edificio, forse con alcune similarità esteriori.

    E ci sono murature ancora peggiori.
    Una tecnica costruttiva povera era di avere due strati esterni, spesso con pietre irregolari (già un problema) e in mezzo il tutto e di più: terra, paglia, segatura, cocci, etc. .

    Come ho sottolineato nel testo di questa pagina
    rinforzare muri storti di ciottoli, paglia e terra? è impossibile.
    Oppure possibile ma con soluzioni che possono essere peggio del problema.
    Ci sono problemi che non hanno una soluzione. O che hanno soluzioni che, modificano a tal punto il contesto annullandolo da non essere più soluzioni per quel problema.

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  2. Riporto anche un commento lasciato da Agobit

    > Ovvero, l'edificio viene comunque lesionato in maniera irreparabile ma FORSE non ti si sbriciola sulla testa.

    Costruire edifici che rimangano senza alcun danno da terremoti oltre una certa magnitudine è semplicemente, in maggior parte dei casi, troppo costoso.
    La soluzione, come fatto per le auto, che vengono danneggiate seraimente da incidenti perché assorbono l'energia dell'impatto, è di edifici antisismici che possano anche subire lesioni anche gravi ma che non crollino, che garantiscono alle persone la possibilità di uscire, ai contenuti di non essere rovinati.
    Da questo punto, mi sembra, osservando le foto dell'ospedale di Amatrice, mi sembra che esso sia stato seriamente lesionato ma che abbia mantenuto abbastanza bene struttura e un minimo di funzionalità e stabilità statica.

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    1. Non ho trovato il collegamento...
      Tokio è una delle città più brutte e antiumane del pianeta.
      Preferisco Glorenza, Montefabbri o Palazzuolo sul Senio.
      Con ciò che questo comporta, compresi il rischio di diventare una polpetta, un giorno.

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    2. Visto il servizio sulle case in legno della Wolfshaus.


      In quale nazione è stata realizzata questa casa?
      1 - Polonia
      2 - Malta
      3 - Belgio
      4 - Italia
      5 - Estonia

      Boh!?

      Allora, la questione estetica non è un dettaglio trascurabile. Lo è se si assume la priorità di un'ediliza industriale universale che, per me, è Il Male, come i mobili Ikea che esse contengono.

      > Riguardo l'estetica, ripeto, si tratta di mettere al lavoro gente con talento
      Si può fare qualcosa ma i margini in un approccio industriale sono esigui. Sì, case in stile italiano (quale?) oppure non so neppure cosa scrivere, amatriciano? tutte uguale ad Amatrice?

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  3. La qualità della vita non è solo (soprav)vivere.
    Un edificio moderno (come uno delle migliaia a Tokio) ha pro e contro come li ha una casa medievale di Urbino restaurata.
    Non è detto che uno consideri, in assoluto, migliore un formicaio modulare antisismico rispetto ad una casa torre in Appennino.

    Anche i mobili ikea sembrano funzionalmente meglio di quella roba vecchia in massello. Tu tieni quelli d'Ikea, io quelli in massello anche se la lavastoviglie o lo schermo piatto settemilanovecento pollici non ci sta.

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  4. Anche se non ha senso una polemica in toto.
    Qui parlo dei centri storici, diciamo fino al liberty e poi al razionalismo degli anni trenta, che, probabilmente, vado a naso, ora costituiscono un ventesimo o forse anche meno del numero/volume/superficie dell'edilizia.
    I rimanenti diciannove ventesimi sono, in gran parte, ciarpame non solo orrendo ma anche di pessima qualità.
    Roba da rifare, in teoria, da zero. Interi quartieri da rifare e non solo per questioni antisismiche.
    Sono i dormitori formicai senza piazze, senza verde, spesso senza posteggi. Edilizia multi non sense.

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  5. In una chiesa di Urbino c'era uno di quei mercatini cattolici di roba varia, dalle carabattole all'artigianato africano.
    Entro, vedo un libro ("La fame in Cazzdipaesafrican" con la solita copertina di bambino magro con gli occhi caccolosi e moscosi, quelli che i cattocattolici e gli islamomussulmani idioti hanno fatto di tutto affinché venisse messo al mondo, aumentando il numero di problemi senza soluzione).
    Vedo il libro e la mia orticaria aumenta subito.
    Osservo l'architettura barocca e, mente esco, osservo un'altra cazzata del rozzo monoteismo.

    Non ricordo se
    Il bene costruisce, il male distrugge.
    oppure
    Il bene crea, il male distrugge.

    Che idiozia. Senza distruzione, in un mondo finito, non ci potrebbero essere spazi, risorse, energia per ricreare.

    >ti viene addosso il solaio e ti schiaccia come una polpetta
    Francamente, scelgo la casetta medievale nel borgo storico invece del formicaio lecorbusierano (che dio lo strafulmini) antisismico.

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  6. mah.... io riesco a trovare contemporaneamente bellissimi i borghi medievali del centro Italia (tornando dal sud sulla A1 ne ho visti alcuni ai lati, neanche di quelli famosi, semplicemente favolosi) e i grattacieli di Milano..... per quanto riguarda la resistenza alla sismicità, mi pare che mica tutti gli edifici "moderni" abbiano tenuto benissimo.

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    1. Il CA può essere fatto molto male.
      Vedere, ad esempio, gli esempi di pessima realizzaione, con staffe inesistenti o sottodimensionate, nell'
      "antologia" critica di Gherardo Gotti.
      Ma non tutto è fatto male:alcuni edifici con telaio in CA sono rimasti in piedi, ad Amatrice, nelle foto che ho visto.

      Milano ha un diciannovesimo di centro storico meraviglioso, il resto è la stessa roba che puoi trovare a Tolosa, a Darmstadt o a Salonicco.

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    2. > Coso, non sai di cosa parli

      Quale e' il problema: la qualita' degli edifici con telaio in CA oppure la ripartizione 1 e 19 dei ventesimi di Milano.
      Sei talvolta fastidioso, Lorenzo e non ho voglia di litigare.

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  7. Il fatto che gli edifici di un luogo siano andati distrutti non significa necessariamente che l'eventuale bellezza di quel luogo sia scomparsa. Un luogo non è fatto solo di edifici. Anzi, benché ciascuno di noi abbisogni di un edificio per poter vivere in modo decoroso, è fatto soprattutto d'altre cose belle alquanto delle quali gli edifici sono a tutti gli effetti antagonisti.

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    1. Come scrissi, citando uno dei piu'imporanti bio architetti, la migliore casa e' quella che non c'è.
      Amatrice, come altri borghi, era oggettivamente una raccolta di arte maggiore e minore.

      Ho aperto ora il volume Lazio della Guida Rossa del TCI e, a pag. 582 iniziano le sette pagine fitte, un numero di pagine straordinario per un minuscolo comune di 1117 abitanti, che la guida cita per quel tempo.
      Io conosco l'Appennino selvaggio,spopolatosi e inselvatichitosi e la cosa che mi piace di piu' sono proprio i minuscoli borghetti, a misura d'uomo e natura, che riportano memoria di presenza umana, addolciscono, rompendola, la continuita' monotona di chilometri di boschi.

      Poi sai che io sono di quelli che desidererebbero un'Italia con 6M di italiani... un'Italia in cui torna la vita biologica, gli spazi, le paludi, i boschi, il verde di chilometri tra un centro abitato e il successivo, etc. .

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    2. Purtroppo non ho modo di godere in alcun luogo realisticamente prossimo di quella "continuita' monotona di chilometri di boschi" che non ho neppure mai avuto modo di vedere, se non in foto e documentari (e sarebbe necessario chiarire quanto quelle foto e documentari fossero genuine o artefatte, che i tecnici del settore sanno fare "miracoli").

      Il concetto di "continuità di chilometri di boschi" e quello di "monotonia", a mio avviso, non hanno nulla a che fare l'un con l'altro. Conosco invece fin troppo bene la "continuita' snervante e ansiogena di chilometri di aree usurate da eccesso di presenza antropica", e purtroppo la conosco non attraverso i documentari, bensì di prima mano. Quella continuità mi avviluppa e mi imprigiona, in un andamento iperbolico di degrado al quale, dalle nostre parti, è impossibile sfuggire restando sul mio territorio natale. Grazie, "fratelli d'Italia", bel servizio.

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    3. In Appennino e in alcune zone delle Alpi (ma molto più rare) ci sono vallette di alcuni chilometri in cui ormai c'è solo bosco (pochi campi sono stati mangiati, come le radure).

      > "continuità di chilometri di boschi" e quello di "monotonia", a mio avviso, non hanno nulla a che fare l'un con l'altro

      Beh, c'è del soggettivo (il mio e il tuo modo di pensare il paesaggio) ma anche di oggettivo.
      Il bosco di faggi tende velocemente a diventare monoessenza e molto, molto noioso (hai mai camminato per otto ore in un bosco di faggi? io sì).
      La scomparsa di prati e radure comporta un oggettivo calo di biodiversità: in alcune province (TN, a mia conoscenza), in alcuni parchi (come quello nazionale della Valgrande) ci sono progetti/leggi di recupero di aree prative: senza di esse spariscono un sacco di specie.
      Allora, in chilometri di faggi, vedere un piccolo borghetto con un comignolo acceso, dei prati e dei campi, una stalla, è un segno di presenza umana (residuale) molto piacevole.

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    4. UUIC: "In Appennino e in alcune zone delle Alpi"

      L'Appennino lo raggiungo nel giro di 30, 40 km e ne conosco le aree che rientrano nel mio "spazio vitale" (per intendersi, l'Appennino che sta a 100 km da dove vivo mi è e mi resta estraneo, perché troppo distante e irraggiungibile ai fini pratici).

      Ebbene, non ha nessuna delle caratteristiche che descrivi, è anzi una catena di paesini, paesoni e cittadine allineate lungo i fondovalle e le direttrici viarie, per quanto secondarie possano essere. L'illusione della loro distanza è data dal fatto che, appunto, i centri urbani sono allineati, per cui tendono a essere "oscurati" alla vista.
      Ai centri devi aggiungere le infinite case sparse, e la viabilità "di contorno".

      Tutto ciò ha delle conseguenze, e fa sì che la "continuità di chilometri di boschi" sia, per la mia esperienza, qualcosa di intangibile.

      Per quel che riguarda le Alpi, facendo risalire la memoria a quando ancora gironzolavo in lungo e in largo in auto senza farmi troppi patemi per i chilometraggi (mi ci vogliono dai 130 km in su, per raggiungere le Alpi), la situazione è identica se non peggiore, perché il territorio è colà assai meno "tollerante" per cui l'effetto dell'edilizia e della viabilità si fa ancor più brutale e ad esso si aggiunge il gravame delle strutture per la "messa in sicurezza". Con l'aggravante della presenza di piste da sci e impianti correlati.

      Quando parli della opportunità di organizzarsi per piccole aree territoriali, anche di questo occorrerebbe tenere conto: ci sono aree territoriali che sono molto malridotte, e ragionare con l'ottica di chi si sposta in qua e in là per fruire di questo o di quello quando non disponibile "in loco" non permette di cogliere appieno la concretezza delle cose.

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    5. UUIC: "hai mai camminato per otto ore in un bosco di faggi?"

      Un bosco interamente non antropizzato con un diametro tale da permettere di camminarci per otto ore nell'attraversarlo (andando adagio, diciamo 25 km, ovvero un'area che, se circolare, coprirebbe complessivamente di 196250 ettari, o 196 e rotti km2 -- forse in Canada o nella taiga russa?) non esiste certamente dalle mie parti e, credo, nell'Italia tutta, quindi non posso averne esperienza.

      Ho però esperienza di svariate situazioni nelle quali son rimasto, stanziale, per periodi anche oltre la settimana nei pressi di qualche rivo in boschi di varie essenze, il più delle volte proprio faggi (più in quota) ma anche roveri e robinie. Non ne ho colto la noiosità, anzi... gli aggettivi coi quali descriverei quella situazione (isolamento + bosco + rivo pulito, in bassa quota, diciamo dai 300 ai 1200 metri, mai oltre) sono tranquillo, rassicurante (fatta la tara della ginoria nella quale purtroppo si rischia sempre di incappare), appagante, stabile.

      Non tutti condividiamo lo stesso assetto interiore. Personalmente, ad esempio, apprezzerei molto la pianura a perdita d'occhio, anche dedicata a fini agricoli, ma il concetto di "perdita d'occhio" mal si sposa con la presenza della "città diffusa" e del capannume pervasivo che ben conosci.

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    6. MKS, ti rispnderò domani, ora scappo.

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    7. Sì, in effetti bisogna specificare cosa si intende per chilometri. Io parlavo di vallette, quindi con una disposizione longitudinale.
      Un cerchio di chilometri di diametro, in effetti, senza presenza umana, non esiste forse più in Italia e in Europa. Ecco, la Valgrande (VB) dovrebbe essere l'area deserta più grande d'Europa, ma a far le pulci, ci vivono, a tratti un paio di persone (oltre agli escursionisti tra primavera e autunno).
      In appennino, se ti allontani un po' dalle direttrici viarie (stradali o ferroviarie) trovi valli praticamente deserte o con presenza umana risibile (in alcuni posti unità, neppure decine, ecco, a volte in agosto, per due settimane, centuplicano).

      Un'esperienza comune, in Appennino, è camminare per ore senza incontrare anima viva.
      Specie in alcuni periodi dell'anno, su alcuni percorsi. Beh, anche questo permette di avere un'impressione di deserto.

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  8. Che strana il tuo approccio tra il modulare e il razionalista. Hai questo odio con il sovietico che si trasforma in una proposta di ricostruzione "sovietica" ex-novo di due terzi d'Italia secondo criteri antisismici, in case parallelepipediche, sia pur ben fatte.
    Allora, sui famosi diciannove ventesimi, già è ciarpame orribile e anonimo (che potrebbe essere l'edilizia di qualsiasi altro posto, periferia slovacca, messicana o cinese). La questione è quel diciannovesimo storico.

    Trasformiamo San Gimignano oppure Sabbioneta o ...
    Non c'è nulla da trasformare: o distruggi e fai della roba nuova o tieni quella che c'è.

    Sì, lo storico è quasi sacro.
    Lo storico è l'anima architettonica, stilistica, estetica delle città d'Italia che non sono merdose città nuove statunitensi, piene di mobili IKea, con cibo di plastica industriale eccetera.

    Ed è proprio la distruzione trasformazione dal luogo, dalla tua anima, dal paesaggio natale per cui passa l'alienazione che è un fattore importante di distruzione della cultura e dell'identità.

    Peraltro già avvenuta col tumore edilizio speculativo degli anni settanta, ottanta e poi ancora novanta e della prima decade del duemila: milioni di ettari distrutti da edilizia anonima, più o meno industriale, la stessa roba che avrebbero potuto fare a Il Cairo, Atene o a Milwaukee.

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  10. Sono stata molto colputa dalla scomparsa di Amatrice...e temo che tanti altri borghi meravigliosi ma fragili del centro Italia possano fare la stessa fine nei prossimi (sicuri) terremoti....spero che davvero la rifacciano con la stessa tipologia architettonica ma ho i miei dubbi...mi auguro solo non vada a finire come all'Aquila dove i prezzolati mafiosi del Berluskaz hanno fatto a tempo di record e solo a scopo mediatico quei casermoni con le terrazze di cartapesta e i muri di cartongesso che cadono da soli...altro che terremoto :/

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    1. Spirita, io non sono mai stato tenero con Berlusconi e il Partito Dei Ladri.
      La cosa che mi strabilia è che questa coalizione di cattolici e postocomunisti, in non poche cose e assai gravi, è riuscita ad essere molto peggio di Berlusconi. Si pensi solo al piano sostituzionista e di frantumazione sociale in corso. Sentivo a Rai Radio 3 che sarebbe la radio piu' o meno colta sinistrata, Dacia Maraini che delirava di mettere gli xeno nei borghi abbandonati dell'Appennino. Tirano giu' la cappella di Sant'Antonio e ci mettono una merdosa moschea con minareto. Una scatola di fagioli riempita con lenticchie e continuare a chiamarla scatola di fagioli, no!?
      Questa cacca è riuscita ad essere molto peggio di Berlusconi.

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    3. E infatti Uomo...ho scritto che non sono affatto sicura di quel che dicono...che ricostruiranno tale e quale ma con criteri antisismici...proprio oggi sentivo che rifare del tutto una casa mantenendo lo stile del borgo antio ma con criteri sicuri costerebbe almeno 300.000 euro per 100mq...voglio proprio vedere se le fanno cosí o se tra un anno saremo ancorq qui a raccontarci la favola dell'orso e quei poveracci nei container mentre gli immigrati in albergo a fare un caz... li mettessero a scavare le macerie, dico io. Sono consapevolissima della falsitá mediatica del Renzie e sinistroidi di oggi come del Berluskaz di allora.

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  11. Beh, rifacciamo Amatrice come villettopoli di case in legno. Gia'che ci siamo cambiamo anche il nome,: Nortano o Montelegno oppure Rietizia.
    Di nuovo al fagiolare le lenticchie.

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  12. Riassumo
    o - 1/20 (centri storici)
    o - 19/20 di spesso ciarpame "moderno".

    Sul rifare il ciarpame potrei essere d'accordo.
    Si centri storici no. Per quanto ben fatte le case in legno antisismiche non c'entrano una mazza con i materiali locali (piccola nota, semplicemente non esisterebbe neppure tutto il legname per rifare mezza Italia).

    o - i centri storici sono preziosi ma quantitativamente pochi.
    o - tutto il centro di Montegridolfo è stato ristrutturato da un singolo cittadino (la stilista Ferretti). I costi sono alti ma non proibitivi, non certo per una nazione.

    La soluzione ideale:
    o - ricostruire i centri storici in muratura e struttura antisismica due o tre piani (fondazioni a palo, o a platea, cordoli in CA, solai leggeri tipo in legno, tiranti) murature linee di facciata, proporzioni, curvature, materiali (strato esterno in mattoni antichizzati o pietre ben squadrate, anche non portante) etc. più simili possibili all'origininale. All'interno semplici facciate, con scelte congrue (no tapparelle, si imposte, no alluminio anodizzato, si legno impregnato, etc.).
    o - nei borghi storici edifici crollati senza valore sostituiti da spazi verdi, aiuole e giardini.

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  13. Come ho scritto nella pagina odierna, prima, durante,dopo il terremoto aumenta lo tsunami migratorio.
    Gli effetti, in termini di distruzione e frantumazione sociale, distruzione culturale, vittime per guerre interetniche e religiose e distruzioni fisiche (osservare le città siriane e come saranno quelle italiane) per la sirianizzazione progettata e in realizzazione, saranno di molti ordini di grandezza maggiori rispetto a quelli dovuti al sisma del Centro Italia.
    Si noti che la Repubblica, l'organo dei sostituzionisti, dei tecnoindustrialisti omologanti della società (progetto in confronto ai quali quello degli stalinisti impallidisce) non riporta neppure la notizia, nella versione in linea.
    Il Belpaese è già Italistan, già finito in ampie zone.

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  14. l'Italia non cambierà mai. È ladra e morirà tale. Io credo che non si possano ricostruire i borghi, ma più attenzione alle zone altamente SISMiche si.
    Ancora una volta mi sembrano inutili tante parole, chi ha potere dal più piccolo al più grande e per lo più disonesto.purtroppo.

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    1. Definire l'Italia... già, bel dilemma.
      Non so se sia ladra: ci lamentavamo dei nostri problemi e ora, che siamo brutalmente esposti a milioni di problemi alloctoni imposti a forza nei territori, le nostre genti emergono per qualità e civismo.
      Non so se c'è da ridere o piangere.
      Del resto si può uscire dall'Italia e andare nei paesi di provenienza dei "doni, ricchezze, gioiosi fratelli, culturalità e pagatori di pensioni" per osservare degli orribili inferni.

      Io penso che per borhi di assoluto pregio come Amatrice o Accumoli si debba ricostruire buona parte del centro storico, come ho accennato sopra.
      Sul resto bisogna capire quale sia la soluzione migliore: case in legno antisismiche? ho forti dubbi su questo. Comunque in ogni caso si tratterebbe di soluzioni con una rottura coi canoni edilizi ed architettonici storici. Io aggiungo, purtroppo. Del resto, abbiamo un 19/20 di edilizia moderna che è per buona parte già orribile e/o ciarpame.

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  15. l'Italia non cambierà mai. È ladra e morirà tale. Io credo che non si possano ricostruire i borghi, ma più attenzione alle zone altamente SISMiche si.
    Ancora una volta mi sembrano inutili tante parole, chi ha potere dal più piccolo al più grande e per lo più disonesto.purtroppo.

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  16. A proposito di 19/20 di edilizia "moderna" in gran parte ciarpame da demolire e rifare.
    Vedere questo "bara condominiale" ad Ascoli Piceno.

    http://video.corriere.it/ascoli-piceno-grattacielo-paura/c85b8dde-707b-11e6-acff-0ba0a2f56bad

    Prego notare la qualità delle armature dei calcestruzzi.

    Secondo: se avrete occasione di osservare i calcestruzzi armati delle infrastrutture (eg. viarie come piloni o muri di sostegno delle autostrade - quelle che fanno 8G€ di utili all'anno per i Benetton) sono messi pure peggio.

    o - qualità realizzativa iniziale mediocre se non pessima;
    o - ostilità culturale alla manutenzione.

    Confrontare, ad esempio, con questa notizia, nella ricchissima Svizzera si manutiene, non si butta via e rifa nuovo.

    La dimensione del problema è immane.

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  17. Nella ricchissima Svizzera sono anche assai meno portati di noi a mettere in piedi lavori inutili, compresa la pletora di minuzie nel loro complesso dissanguanti che mi tocca vedere nel quotidiano. Dovremmo fare un motto nazionale, da scrivere sulle pareti degli edifici come un tempo, dell'espressione "volare basso". Ma no, noi siamo La Grande Italia. Sì, come quelli che vanno in giro a dire che hanno una casa prestigiosa perché imbottita di costosi soprammobili -- "Eh, ma è vetro di Murano!" -- mica cazzi! Domani prova a usarli per far crescere le carote nell'orto, poi ne riparliamo.

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Rumore, robaccia fuori posto, pettegolame, petulanze, fesserie continuate e ciarpame vario trollico saranno cancellati a seconda di come gira all'orsone.