martedì 9 agosto 2016

La stanza, la radura



Questa settimana _mlero sarà nella sua terra dai suoi. Tempo per godermi solitudine e libertà. Quella volta che le dissi che almeno due giorni alla settimana li farò per i cavoli miei, mi rispose che sembravo un gatto che tira fuori gli artigli.
Ieri a casa, in silenzio, senza figlio, senza morosa, a rispondere solo ai miei capricci, a fare le mie cose. Nel corso della giornata mi aveva proposto di tornare mercoledì invece che giovedì per andare a ballare insieme in un posto nuovo. Francamente mi ha leggermente scocciato. io desidero stare questi giorni per i fatti miei. Mark Renthon non ha tutti i torti quando scrive che non sembro innamorato.
Si ripropone lo schema vissuto con A-Woman: con lei sto bene, senza di lei sto altrettanto bene, solo e sempre con lei starei certamente peggio, male.
Io sono stato meravigliosamente bene da solo per cinque anni e faccio fatica a passare a dormire sotto le stelle in una radura del bosco a entrare nella confortevole e angusta stanza della coppia.
Comunque ho smesso di farmi le seghe mentali: ieri sera non avevo voglia, non ho risposto a nulla (chiamata, messaggi, mail). Stamane dopo una dormita andava meglio, ha chiamato lei, in treno, conversazione scorrevole, piacevole.
Devo dirle anche che ho intenzione di mantenermi anche uno spazio da solo anche per le occasioni di tango.
A stare da soli si diventa insofferenti ai compromessi anche i più piccoli. Ad esempio, ella non mangia, in genere, carboidrati, la sera (pasta, risotti o altre minestre). Così ieri sera, mi sono fatto tre porzioni di fusilli con ristretto di pomidoro (eccellenti, portati dai nostri amici a cena, sabato sera), aglio, peperoncino e dadolata finale di pomodoro fresco, piatto guarniti con basilico fresco. Ad ogni morso mi godevo il sapore di grano duro, di olio di Biancolilla, il profumo del basilico, le fragranze dei pomidoro, freschi e saltati, un caleidoscopio gustativo.. Ero tornato al picnic in quella radura nel bosco.

49 commenti:

  1. Sei una fase elastica..é una cosa maschile che spesso noi donne, per natura molto inclusive, non capiamo e la confondiamo con il distacco... ma a voi serve per riprendere il contatto con voi stessi e le cose che amate fare. :)
    Innamorarsi non é una cosa che si può decidere a tavolino...o accade o non accade. Mi sembra che lei stia un pó premendo con la sua presenza e le tante cose che vuoke fare insieme...bello ma anche stressante immagino...forse lei innamorata lo é e si sa che gli innamorati vogliono stare insieme all'amato il piü possibile.

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    1. > Mi sembra che lei stia un pó premendo con la sua presenza

      Direi che non è lei: ella è molto discreta, devo dire. Ovviamente tende a fare proposte etc. .
      Sono io che sto bene da solo e farei cose da solo: ella, quindi, semplicemente mi pone davanti al cruccio se essere sincero e declinare i suoi inviti, per quanto garbati, oppure se essere accomodante e accettarli.
      Si tratta di queste menate.
      Io non so come ella visse e vorrebbe vivere le sue storie, idem per lei nei miei confronti.
      A volte penso che un chiarimento non sarebbe male. Anche se sono i fatti a chiarire, le parole contano poco.

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    2. Non sono menate, Uomo. Voi avete fatto finora molte cose insieme...addirittura una vacanza simil viaggio di nozze (magar per tanti non vuol dire nulla... ma per come la vedo io significa che due sono insieme)....penso sia normale che ella si senta in coppia...però a questo punto, visto che lei sembra piú coinvolta e tu invece la vedi come una cara amica con cui condividi eros e piaveri vari ma senza particolare trasporto emotivo, sarebbe opportuno chiarisi...piú il tempo passa infatti piú rischi che lei poi ci resti male. Vedi me e A....e bada che mi ero coinvolta pur non facendo mai niente di tutto quello che avete fatto voi...come gite, vacanze, dormire iniseme ecc ecc.
      Insomma, devi essere sincero. E lo so, non é semplice perché lei potrebbe tirarsi indietro. O anche no. Ma se non lo fai le cose si potrebbero complicare e pii sarebbe un peccato che finisse tra spiacevoli recriminazioni.

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    3. Cioé non bisogna dare per scontato che l'altro/a "capisca" che non vuoi un rapporto piú stretto solo perché talvolta non rispondi al buongiorno o cose simili....é davvero facile fraintendersi se mon ci si dice le cose con chiarezza. Tipo "Mi piaci ma ho bisogno dei miei spazi" oppure "Mi piace passar del tempo insieme a te ma non riesco avere un rapporto quotidiano con i messaggini". A volte basterebbe essere semplicemente sinceri senza temere di offendere per evitare tanti malintesi. Scusa sembro pedante ma essendoci passata so quanto ci si puó restare male quando l'altra persona ti costringe con silenzi e "non detti" a capire certe cose per "deduzione".

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    4. Io chiarirò tutto con _mlero (per il femminile le parole contano molto, quanto i fatti o forse di più): le difficoltà nel passare, in pochi giorni, qualche settimana, dal nulla al quasi tutto e che, se vogliamo andare avanti, non avendo io pulsioni masochiste, dovrò passare dal "quasi tutto insieme" al "qualche cosa insieme".
      In effetti è la semplice verità.

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    6. Relazionarsi dopo lungo tempo da singe non é semplice. Si hanno ritmi e abitudini che una nuova persona inevitabilmente ti svonvolge. Penso però che se con quella persona ci stai bene non dovrebbe essere un problema insormontabile accordarsi sui tempi e i modi della frequentazione.
      Diverso discorso é se le aspettative sono molto (troppo) diverse. Forse lei vuole un comoagno a tutti gli effetti mentre a te sta bene vedervi piacevolmente di quando in quando senza scadenze fisse e obbligate. Sono entrambe aspettative legittime ma vanno palesate. Quindi é giusto che gliene parli.

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  2. Scusa, ma non puoi ugualmente mangiare pasta a cena mentre lei si nutre di un'altra cosa ?
    Dovete per forza mangiare le stesse cose ??

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    1. A suo tempo osservavo allibito A-Woman che cucinava sempre il doppio: qualcosa per lei e qualcosa per AwKid che si nutriva con poche combinazioni di cinque cibi base.
      Tutte le volte il doppio del tempo da dedicare alla cucina. il doppio del tempo delle pentole da governare, etc. .
      Mi sono spiegato?
      Si può fare ogni tanto, direi occasionalmente, non certo quotidianamente.

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    2. Noi mangiamo sempre cose diverse, per tanti motivi. La fatica non sussiste perché ciascuno cucina per sé e siamo tutti e due contenti.
      È proprio volersi far problemi dove non ce ne sono, altrimenti detto far pippe alle statue.

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    3. Non è un problema se non lo vivi come tale. Come dicevo noi mangiamo cose diverse e ciascuno dei due cucina per sé.
      Io non mangio fegato e orzo, mio marito ne va pazzo. Quindi che si fa? Lui lo cucina e lo mangia mentre io cucino e mangio altro. Non è in alcun modo un problema.

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    4. Noi mangiamo assieme seduti a tavola e niente cibi precotti. Solo che mangiamo cose diverse.
      Non esiste "si mangia quello che c'è in tavola" perché non c'è uno che prepara ed in qualche modo impone. Non capisco il quid di tanta rigidità Lorenzo.

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    5. Rimane la persona Lorenzo.
      Perché rigidità non è aderenza ad un principio, non è coerenza, non è linearità. Rigidità è solo precludersi il poter valutare idee differenti (e scartarle se è il caso, ovvio).

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    6. Hai ragione, definire con negazioni non ha alcun senso. Ci riprovo: la rigidità è una barriera che poni tra te ed il tuo interlocutore per sottrarti al rischio di un confronto. Tutto il resto del tuo discorso lo comprendo, lo condivido ma non ne vedo il nesso con quanto si stava dicendo. (E un po' ridacchio perché ho detto la medesima cosa riguardo agli individui ed alle proveniente geografiche e hai affermato il contrario).
      Se vieni a cena da me ti offro delle alternative: puoi sceglierne una, digiunare, prenderti una pizza, portarti la pappa da casa. Non c'è alcun problema, la mia autostima non ne viene modificata di una virgola, il mio amor proprio nemmeno e non la vivo come una mancanza di rispetto. :)

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    7. > Nel mio universo il mangiare è un rituale sacro
      > che inizia con il biblico "sudore della fronte"
      > e finisce quando ci si alza e si riassetta.
      > Il capostipite a capotavola, il clan riunito, eccetera.

      Lorenzo lo ha scritto in modo che mi ha fatto sorridere.
      Ma quello, un po' estremizzato, è la dimensione spirituale del convivio.
      Il convivio, il pasto, non è un cibarsi.
      Non è il "ciascuno arriva, quando vuole apre una lattina di "tortellini ragù e ketchup alla Bolognaise" li mette nel piatto e poi nel forno a microonde e se li mangia da solo mentre guarda la TV.

      (considerate che questa è ormai e già la prassi diffusa nel mondo anglofono, ad esempio).

      Una frase buffa o da molti detestata e riportata nelle narrazioni di scontri con genitori è "Questa casa non è un albergo!" (che sottintende anche il "non è il ristorante dell'albergo").

      In effetti, sul piano simbolico, esiste una ritualità e un valore del rito e dell'unità che esso celebra (o della quale vuole essere propizio).

      Mangiare n menù risolve il problema.
      Mangiarlo in momenti separati o in luoghi separati risolve altri problemi.
      Alcuni problemi si risolvono, altri si creano.
      c'è un equilibrio precario tra ideale, tradizione, necessità pratiche, capricci, sofisticazione, autodisciplina, disciplina, imposizione, degenerazioni egoiche etc. .

      Ora UnBipedinone c'ha la fissa di aglio e cipolla perché la morosetta c'ha il naso sensibile.
      Ora, i menù da preparare, o i piatti da preparare, iniziano a diventare almeno tre.
      In questo caso UnBipedinone non può cucinare quando arriva tardi.
      Oppure c'è il fatto che la mia cucina non ha i fuochi a sufficienza per preparare n menù. Qui siamo ancora sul piano tecnico.
      Esistono obiezioni all'approccio "mangio alla carta" anche sul piano filosofico, pedagogico, simbolico, etc. .

      Il fatto è che se osservi queste cose (spesso problemi) e non ti adegui, si può pensare di essere senza rotelle. Il fatto, semmai, è che esiste una massa di individui che annulla dispositivi, riti, tradizioni e che crede che tutto ciò sia progresso e senza conseguenza alcuna, che abbia solo pro.
      Sono questi i casi nei quali mancano molte rotelle.

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    8. > Se vieni a cena da me ti offro delle alternative:
      > puoi sceglierne una, digiunare, prenderti una pizza, portarti la pappa da casa.

      > la tua definizione di "cena da me" equivale a "ci vediamo in piazza", cioè quando arrivo a casa tua sulla tavola non c'è nulla


      Questo il punto: si arriva ad una cena che non c'è, si arriva alla non-cena.
      Allora, visto che amo la precisione del linguaggio, nel caso in cui non ci sia neppure un tegamino sui fornelli, ci sia il vuoto diventa "ci vediamo da me".
      Oppure, nel caso in cui si vada a prendere qualcosa "vieni da me e prendiamo qualcosa da mangiare".
      La cena (che non per nulla è diventato il rituale sacro più importante dei cristiani) non è un aperitivo, né un giochiamo insieme alla Playstation, né un beviamo una Redbull con patatine.

      _mlero mi racconta di una squallida, orribile "cena di Natale" in una benestante famiglia inglese.
      Nota che per tutto il giorno e fino alle 19 nessuno ha mosso una virgola. Alle 20, quando si sono radunati tutti, uno (non ricordo, la madre o il padre) chiede a tutti cosa ordinare al servizio di ristorazione a domicilio (catering).
      _mlero la cita ancora come uno delle peggiori, più squallide, più orribilmente fredde vigilie di Natale che abbia mai passato.

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    9. Io il problema che alle persone piacciono cose diverse (o hanno allergie a determinati alimenti) lo risolvo cucinando in modo "componibile".
      Quando invito le persone a cena da me faccio in modo di preparare tenendo conto delle preferenze dei miei ospiti (ovvero: riso separato da carne, per dire, e carne di mucca non mischiata con carne di gallina, che gli indiani non mangiano le mucche così come i musulmani il maiale).

      Grosso modo tutti i giorni quando si mangia si mangia in famiglia si mangia insieme, ci si aspetta per cominciare, uno può scegliere le verdure tra quelle messe in tavola, ma il piatto principale non si discute, uno è e quello va mangiato da tutti, perché rispetta i gusti e i fabbisogni di tutti (lo preparo così per principio).

      Preparare regolarmente due menù diversi, nel mio caso di genitori entrambi lavoratori con bambini in età scolare con alcune allergie, è insostenibile.
      Farei (e feci) lo stesso se non avessi figli: uno dei due prepara per entrambi, e si mangia insieme. Altrimenti, che senso ha stare insieme? Allora tanto vale vivere da soli.

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    10. Evidentemente non ci capiamo.
      Secondo me state complicando una cosa estremamente semplice. Se ci sono minestra di verdura (che mangia mio marito) e linguine con i gamberi e zucchine (che mangio io) ti offro di scegliere quale delle due mangiare. Non c'è nulla di irriguardoso né tanto meno sciatto: sono delle alternative.
      Per altro se vieni a cena a casa mia mi aspetto che nel momento in cui arrivi non ti metta istantaneamente a tavola, che pur potresti trovare apparecchiata.
      Ma attenzione perché anche questo è un potresti, dal momento in cui le riunioni conviviali a cui siamo abituati noi comprendono il fatto che tutti facciamo qualcosa, magari anche solo mettere i tovaglioli, in modo tale che il peso della convivialità poi non ricada sul solo padrone di casa. E ancora non capisco dove sia il problema.
      Magari mi mancano le rotelle ma secondo me quelli che si complicano la vita per niente siete voi.

      Lorenzo condivido che le regole del gioco debbano essere rigide così come sia necessario stabilire un lessico comune in modo tale da evitare il più possibile fraintendimenti. Nello stesso modo, una volta stabilite queste regole, nella maggior parte dei casi possiamo stabilire che il gioco ci piacè e continuare oppure cercare altri compagni che condividono regole differenti. È quello che facciamo tutti i giorni frequentando questa persona invece di quell'altra, oppure scegliendo di svolgere alcune attività con alcuni ed altre con individui differenti. Con te mi piace discorrere ma non ti inviterò a cena, perché l'esperienza diventerebbe frustrante per tutti e due :)

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    11. > Se tu mi dici "vieni da me che mangiamo qualcosa"

      Infatti.
      Se invece ti dico "sei invitato da me a cena" tu arrivi e la tavola è preparata (con decorazioni, quando possibile fiori o decorazioni vegetali, bel servizio, posate, calici e bicchieri, etc., candele e lumi etc. ) e ho già preparato la cena che è calda sui fornelli.
      Questo è il mio standard per cena (a volte addobbo della tavola più semplice, se durante la settimana, magari piatti - ricette - un po' più veloci).

      Unica domanda che pongo quando invito :- Esistono ingredienti o cibi che non mangi per gusto, intolleranza, allergie?
      In caso mi venga risposto preparo una cena senza quegli ingredienti.

      Per me esistono quindi le seguenti frasi con significati diversi

      "ci vediamo da me alle 20" a cui aggiungo (ciascuno mangia a casa prima per i fatti suoi, non preparo nulla")

      "ci vediamo e mangiamo qualcosa insieme" (ordiniamo una pizza, oppure decidiamo, oppure io faccio l'insalata e tu porti il salame col pane)

      "sei/siete invitato/i da me a cena"

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    12. > complicando una cosa estremamente semplice

      Il preparare n cene per m persone complica le cose, Alahambra.
      Da una parte aggira/risolve la questione "io voglio mangiare bavette zucchine e gamberetti" e "io voglio mangiare pasta e fagioli" e "io voglio mangiare patatine con pollo fritto" con una strategia "alla carta" dove si preparano n cene dall'altra complica acquisti, preparazione e poi governo (lavaggio, asciugatura, riposizionamento nei posti giusti) del pentolame e attrezzi.

      Uno dei primi limiti, molto semplice, è il numero dei fuochi.
      Ad esempio, se tre persone desiderano ciascuno il proprio primo e il proprio secondo, si arriva, facilm,ente ad avere 6 pentole sul fuoco (in genere i fornelli domestici hanno quattro fuochi).
      Poi immagina che queste tre persone iniziano a lavorare insieme per preparare cena: ci vuole un piano di lavoro molto ampio o forse due o tre. Ci vogliono tre taglieri, almeno tre coltelli per lavorare le verdure dei q salse o contorni diversi, etc. .

      Una soluzione può essere quello di delegare e delocalizzare la preparazione: siamo in sei a cena, tre coppie, Caio e Pia portano il primo, Fermo e Gaia preparano insalata e contorno, Maurizio e Sara portano lo spezzatino o i calamari al forno.
      E' ovvio che se n persone condividono una sola abitazione, questa soluzione delega e delocalizza non è praticabile.

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    13. Ma infatti Lorenzo. Frequento pochissime persone proprio per la mia selettività. Ho lo stesso gruppo di amici da 20 anni quasi e sono le persone con le quali amo condividere parti della mia vita. Sono quelli che quando abbiamo traslocato la prima volta abbiamo trovato sotto casa con le macchine senza che li avessimo chiamati perché "così fate prima e poi andiamo farci una birra". Sono quelli che "certo che faccio 400 km per venirti a prendere" e via discorrendo.
      Sono 15 persone e sono sempre le stesse da anni. Abbiamo, come dici tu, delle regole di gioco comuni.
      Continuo a non capire.

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    14. Siamo arrivati ad un estremo che non è la situazione da cui siam partiti.
      Ricapitolo: mio marito ed io mangiamo cose differenti che ciascuno dei due prepara autonomamente. Mangiamo assieme, seduti alla stessa tavola chiacchierando come fa una famiglia, spesso con musica in sottofondo. Siamo molto soddisfatti entrambe di questa soluzione che non comporta alcun disagio logistico per nessuno dei due.
      Se un amico ci viene a trovare e rimane per cena mangia quello che c'è tra le alternative che gli vengono proposte e se non c'è nulla che gli va a genio non capisco che problema ci sia se decide di ordinarsi una pizza. Il che non significa "io mi preparo la pasta tu arrangiati" ma solo che a lui non piacciono le proposte (già in casa bada bene).
      Se ti invito a cena significa che abbiamo un grado di intimità tale da sapete i tuoi gusti e cerco di venirti incontro. Se mi chiedi il muflone tibetano in salmi io non ti invito a cena, semplicemente.
      Se incontro uno che ha mille fisime non lo frequento perché mi rompe l'anima.
      E ancora non capisco dove stia il problema.

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    15. [..] se io invito a cena gli emissari del Grande Khan ovviamente sarà un cerimoniale diplomatico [..]: pensa se invece inviti a cena il Gran Khan in persona!

      Nel mio caso, non è che io sia chissà quale creatura estroversa da vedere amici in ogni essere umano, però c'è una certa comunanza d'affetti e di interessi con le persone che solitamente invito a cena e quindi non è che sia un grande sforzo preparare cose che vadano bene anche a loro, anche se di religione diversa, di nazionalità diversa etc. In un certo senso, loro sono un po' la mia famiglia qui (e io la loro).

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    16. Tertium datur: puoi anche semplicemente fregartene!

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    17. Opporcamiseria!
      Lorenzo, buon onomastico!
      Non c'entra nulla (scusa Uomo), lo so, ma è il 10 Agosto, quindi buon onomastico! Guarda le stelle se si vedono da dove stai tu!

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    18. Ti sei perso il passaggio in cui ti offro quello che c'è a casa e lo rifiuti Lorenzo.

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    19. Lorenzo il tutto è partito dal fatto che mio marito ed io mangiamo cose diverse e che non è un problema. La rigidità era su questo punto.
      "Se vieni a cena da me ti offro delle alternative: puoi sceglierne una, digiunare, prenderti una pizza, portarti la pappa da casa" =
      puoi scegliere una alternativa tra quelle che ti propongo. Venendo dopo i due punti era una delle opzioni in elenco.

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    20. E che cavolo Lorenzo, è italiano. Ti offro delle possibilità tra cui scegliere OPPURE digiunare OPPURE pizza OPPURE te lo porti da casa. Non far finta di non capire.
      (Per inciso io mangio tutto tranne orzo ed interiora)

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    21. Non ho intenzione di imbarcarmi in una tavola rotonda su grammatica e punteggiatura. So di aver ragione sull'uso dei due punti e questo è quanto, così come so che né mio marito né insisto carenti di rotelle :)

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    22. Mito!
      Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo.

      E il Maggiore Maggiore Maggiore Maggiori?

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  3. [...] era che la moglie lo chiama diverse volte al giorno. Dice "quando non sa cosa fare mi chiama".

    Io quando non so cosa fare controllo la mia email come riflesso condizionato.

    Concordo sul fatto che il matrimonio sia una sorta di lavoro (del resto, è un patto tra due persone che si impegnano a rispettare certe cose). Nessuno dice che sposandosi ci siano solo rose e fiori.

    Per quanto riguarda i rapporti tra persone adulte non conviventi e non legate da matrimonio o figli: ognuno è libero di negoziare la propria relazione. Se non va bene, non staranno insieme.

    Una curiosità: _mlero ha figli?

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  4. Ma io come sempre la penso come alahambra

    Però a questo giro uuic ha le sue ragioni

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  6. Semplicemente: quando sei veramente cotto di una le altre donne non le vedi neanche, fatto salvo che non ti passi davanti Scarlett Johansson con il reggipetto a balconcino. Non ti saltano in mente fantasie con chiunque, in spiaggia o al bar, ogni tre per due.

    E' un peccato che questa condizione di innamoramento fotonico si verifichi in poche fortunate circostanze durante l'arco della vita, per qualcuno addirittura non accadrà mai.

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    1. Semplicemente conta anche lo stato di bisogno. Anche l'innamoramento genera un bisogno, ma non è la sola condizione. Per esempio ve ne sono alcune di ordine molto più pratico.
      Quello che ha detto M. Renthon è condivisibile. Ci colgo la nostalgia dell'innamoramento che anch'io spesso provo. Credo che il fatto di averlo vissuto in modo totalizzante, comprese le ombre che l'innamoramento comporta, generi la sensazione profonda dell'eccezionalità, sensazione che tende ad essere tanto più forte quanto più netta è la percezione di non essere nella disposizione d'animo adeguata. Bisogna riconoscersi 'bisognosi', ma questo richiede capacità che nel corso della vita andiamo perdendo, anche per ovvie ragioni fisiologiche.

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    2. Ma non è vero

      Puoi essere innamorato e guardare le altre ed essere fedele. Anzi è altre ti servono per trombare meglio la tua donna

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    3. Infatti questa cosa del tutto totalizzante quando si è innamorati è una panzana da film americano. Non si smette di avere occhi e desideri e non esiste un unico soggetto che soddisfi tutti i desideri. Poi ci sono gli adolescenti che nella loro immaturità non sanno dar valore alla serenità e vogliono solo passioni brucianti e quindi a termine per loro natura.

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    4. > Infatti questa cosa del tutto totalizzante quando si è innamorati è una panzana da film americano

      Più o meno come un islamico che afferma, con veemenza, che il prosciutto al forno con rafano o un cotechino non esistono.
      Io ho vissuto due innamoramenti totalizzanti nella mia vita: con la madre di mio figlio e i primi due anni con A-Woman.
      Il fatto che come ogni cosa totalizzante sia rincoglionente, è altrettanto un fatto.
      Di fatto è una sbornia ormonale ad origine erotica.

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    5. Lorenzo, spesso l'innamoramento così come l'ho descritto è destinato ad affievolirsi inesorabilmente con il passare del tempo, si chiama routine.

      Ma adesso ho visto che è arrivata Miss Perfezione, la depositaria di tutte le verità, per cui posso anche archiviare la discussione.

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  7. Ma oggigiorno la maggior parte delle persone si sposano per non sentirsi dei falliti, per occupare il tempo e realizzarsi agli occhi della società, mica perchè sono convinti di avere trovato l'anima gemella, la persona con cui condividere il resto della vita. Alcune donne si sposano solo per realizzare il loro desiderio di maternità e stop, pensa te...

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  8. Chiavata saltuaria...
    Sarà l'età ma io non ho più questa necessità. In effetti, gli ultimi giorni, in questa fase un po' di fermento meditativo, io non avrei neppure trombato.
    E abbiamo trombato decisamente semplicemente, perché ella lo voleva, sabato e domenica mattina.
    Nulla rispetto alla sinfonia barocca di quasi tre ore di qualche giorno fa e ai grovigli senza fine di Ginostra.

    Ecco, il mio tempo era assai interessante e piacevole (sia pur senza sesso) prima di _mlero. E' quello che frega: non c'è un vincolo che spinge, trattiene, fa stare nella stanza.

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  9. Non so se Miss Perfezione sia la sottoscritta. Niente di più aderente alla realtá. Ma libero di crederlo.

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  10. Non so se Miss Perfezione sia la sottoscritta. Niente di più aderente alla realtá. Ma libero di crederlo.

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  11. Non so se Miss Perfezione sia la sottoscritta. Niente di più aderente alla realtá. Ma libero di crederlo.

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Rumore, robaccia fuori posto, pettegolame, petulanze, fesserie continuate e ciarpame vario trollico saranno cancellati a seconda di come gira all'orsone.