mercoledì 1 maggio 2019

Comitatus Molisii - 2

(Comitatus Molisii - 1)

La qualità eccelsa dei prodotti molisani tradotti in una "alta cucina popolare" (sembrerebbe una contraddizione) ha un corrispondente nei piccoli borghi abbarbicati in torno a speroni rocciosi, paesi quasi fantasma che hanno perso l'80% della loro popolazione.
Contrasta invece con la bruttezza modernista della antiurbanistica del nuovo. Al brutto del nuovo sìglobal-speculativo che conosco qui al Nord si aggiunge la bruttezza del caos  meridionale e una maggiore ostilità alla manutenzione. Una sorta di abruttimento collettivo dell'inurbamento massificato artificializzante. Il passaggio dai minuscoli paesi dell'Alto Molise, belli, con decoro, fiori, profumo di legna buono dai comignoli fumanti, senza traffico a Isernia è stato brutale. Del resto sono piuttosto cinico: nelle città, le zone intorno alla stazione, sono quasi sempre brutte e la speculazione più becera ha impestato, negli anni del (nefasto) boom, pressoché tutte le città d'Italia.
I paesini che abbiamo visitato hanno perso l'80% dei propri abitanti in pochi lustri, problema di quasi tutto l'Appennino. Problema che si dovrebbe affrontare su molteplici fronti: economia, demografia, fiscalità. Cultura: se i regaz sono bombardati da piccoli da video di tamarri che vivono nei peggior cessi di varie megalopoli con schifezze di vario tipo, non si può pensare che poi non vogliano inurbarsi nei peggiori formicai urbani.
Campobasso, invece, ha un centro assai bello, che abbiamo visitato solo la pioggia. Io ho apprezzato la città vuota nella pausa pranzo che esiste ed è lunga (sulla vetrina di una bottega, chiusura alle 13, riapertura alle 17). Gli orari con un minimo di organizzazione permettono di differenziare, di discriminare l'ozio dal neg-ozio. Pieno - vuoto, chiaro - scuro, lavorante - riposante, dinamico - statico. C'è qualche posto in Italia in cui ci si è salvati dall'assurdo livellamento e i dogmi consumistici (e relative patetiche prediche, ricordate Monti a Merkel?). A Roccasicura, domenica, c'era gente che andava a messa e le botteghe in piazza erano tutte chiuse: che meraviglia!

P.S:
E' una terra pulita: forse perché sono pochi?
Domenica, comunque, nell'uscita di montagna, abbiamo raccolto la nostra sporta di rifiuti poi differenziati.


12 commenti:

  1. Io sono nata in un paesino relativamente verde (anche se non in stile borgo dell'appennino o borgo alpino).

    In montagna mi piace andare e apprezzo starci per una settimana, magari anche due, in buona compagnia ma... pensare di starci una vita mi dà sensazione di soffocamento.

    La città, proprio per avere in sè più persone, offre possibilità di incontro e crescita molto migliori. Non dico che le città abbiano solo vantaggi, ma sicuramente l'isolamento è qualcosa di deleterio per gli esseri umani. Chi predilige l'isolamento alla buona compagnia è... fuori della normalità. L'uomo è un animale sociale.

    Se provo ad immaginare di abitare in un paesino semi abbandonato di 10 anime, 100 anime, beh... a me manca l'aria. E io sono piuttosto selettiva delle persone da tenermi accanto!

    Credo che le situazioni in cui ci sono grandi numeri siano mediamente più equilibrate, proprio per questione di "termodinamica".

    Secondo me il problema non è la sovrappopolazione, è l'educazione delle persone. Dove ci sono bambini c'è vita, occorre vivere da persone, non da sub-umani.

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    1. > Se provo ad immaginare di abitare in un paesino semi abbandonato di 10 anime, 100 anime, beh... a me manca l'aria. E io sono piuttosto selettiva delle persone da tenermi accanto!

      Diciamo che i paesini che abbiamo visitato erano tra i 1000 e i 1500 abitanti, ora sono a circa un quinti/un terzo.

      C'e' una netta attitudine di genere: voi femmine preferite le citta'.
      Mia madre non ne vuol sapere del paesino trentibno di nascita, mia padre si sarebbe trasferito li.
      La madre di A-Woman ha fatto il diaviolo a quattro prima di cedere al padre di A-Woman e di trasferirsi in un paesino appena al di qual (in Emilia) del confine tra Emilia e Toscana.
      Conosco altre coppie nelle quali l'uomo starebbe volentieri in campagna, la donna no.
      Mio padre diceva che il problema di trovare una moglie per i contadini e' noto, c'era gia' quando egli era giovane.
      Non e' affatto una cosa recente.
      Per voi femmine le relazioni sono assai piu' importanti e la citta' ne offre di piu'.
      Solo che... le relazioni non sono una cosa positiva in sé: la citta' offre piu' relazioni buone ma anche piu' relazioni cattive. Quindi, a naso, direi che NON e' un valore, un pro in sé.

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  2. UUIC: "I paesini che abbiamo visitato hanno perso l'80% dei propri abitanti in pochi lustri, problema di quasi tutto l'Appennino. Problema che si dovrebbe affrontare su molteplici fronti: economia, demografia, fiscalità. Cultura [...]"

    Non ti viene il sospetto che senza quel problema quei paesini non sarebbero quel che sono, ma sarebbero qualcosa di assai più simile a quell'Isernia che hai descritto con toni assai poco lusinghieri? E' dunque davvero il caso di parlare di problema da affrontare e risolvere? Cosa significa, nei fatti, risolvere quel problema che non è un problema ma un esempio di soluzione (anche se ottenuta con metodi inadeguati ed inefficaci, perché non danno soluzioni, bensì spostamenti e concentrazioni)?

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  3. Io!: "Chi predilige l'isolamento alla buona compagnia è... fuori della normalità. L'uomo è un animale sociale."

    Poco oltre parli di comunità di cento persone, additandole implicitamente come isolate. Aggregazioni di cento persone sono aggregazioni già insolitamente numerose, benché ancora entro limiti tollerabili, per quella che è la condizione normale della nostra specie. Ad essere anomale sono le aggregazioni più grandi, anche se oggi l'anomalia è stata eletta patologicamente a normalità, senza far caso al fatto che non di normalità si tratta, bensì di condizione media.

    Un paesino di cento persone offre condizioni di socialità e relazione più che soddisfacenti, non costituisce isolamento e, se gli individui condividono le stesse basi culturali, possono essere un ottimo esempio di buona compagnia.

    Nessuna di queste condizioni è solitamente soddisfatta nelle aggregazioni più o meno asociali che definiscono l'odierno concetto di "città".

    Potrei portare innumerevoli esempi di riscontro pratico di come piccoli gruppi di persone interagiscono in modo più efficace e soddisfacenti rispetto a gruppi più numerosi, semplicemente basandomi sulla mia esperienza quotidiana (ormai protratta per diversi decenni, e quindi basata su una casistica abbastanza consistente).

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    1. > Non ti viene il sospetto che senza quel problema quei paesini
      > non sarebbero quel che sono, ma sarebbero qualcosa di assai più simile a quell'Isernia che hai descritto con toni assai poco lusinghieri?

      Messer Pigiatasti, la mia posizione e' e rimane sempre quella: io vorrei un'Italuia con 10M di italiani e senza invasori.
      Ma tra i formicai urbani risultanti dall'urbanismo e i paesini che vanno via via verso la malora perche' muoiono, c'e' non un mare ma un oceano.
      Esiste una soglia sotto la quale questi paesini - c0ome dire? - implodono.
      Io penso che una rete di piccoli paesi, vivi, sani, sia un buon, anzi un ottima soluzione per una distribuzione bella, ecologica, sana delle popolazione.

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    3. > Un paesino di cento persone offre condizioni di socialità e relazione più che soddisfacenti

      Aggiungo che, al giorno d'oggi, si puo' essere in connessione con tutto il pianeta anche da frazioncine e minuscoli borghetti di paesi immersi in km di natura e campi.

      L'alienazione esplode, nelle citta'.

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    4. > Elite Apolidi che ci vogliono annientare,

      Un signore, assai gentile, a Pescolanciano, che del tutto volontariamente si prese del tempo per informarci su alcune note storiche rispetto al Castello dei D'Alessandro, ci disse che la popolazione locale non ne voleva sapere degli africani imposti a forza.
      Egli accusava un giro di piccola [NdUUiC] criminalita' che vive facendo affati sui migranti invasori ma guardava il dito e non la luna della deportazione di popoli organizzata e apologizzata dai liberal/progressisti/razzisti anti.

      A Pietrabbondante un altro signore ci disse: sarebbe semplice: qui si prende e si defiscalizza ogni attivita' economica del 50%.

      In realta' io penso che bisognerebbe agire su piu' fronti, come per tutti i problemi complessi.

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    5. > Io fatico anche a prendermela con gli immigrati

      La fissazione per il razzismo che contraddsitingue le loro menti e il loro DNA ideologico è talmente grave che i razzisti anti non si rendono conto che difficilmente uno diventa razzista con l'idraulico o il tapezziere che intervengono in casa ma che, altrettanto fisiologicamente, una persona arriva alla violenza con il tapezziere o il fabbro se questi, oltre ad entrare senza essere stati chiamati, si installano in camera con la moglie e poi ti fanno quattro figli.

      Ci' nonostante io ritengo l'islamizzazione dell'Europa un vero e proprio fantastico viatico alla barbarie, ad un orribile oscurantismo, a regressioni di ogni tipo.

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    6. Van Vogt... troppo stanco ora per leggere quella pagina.

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  4. Nel cuore di quei paesini abbiamo visto ristrutturazioni di pregio. Il nostro stesso alloggio, a Roccasicura, era siffatto.
    La Storia locale trasuda di racconti di terremoti devastanti (Sant'Anna e' la patrona che difende da essi) e le ristrutturazioni introducono telai in CA evidentemente assai robusti.
    Murature quindi robuste, si possono isolare bene, nuovi e ottimi serramenti, un'estetica di una bellezza sbalorditiva... nulla a che fare con gli osceni, turpi, orripilanti formicai cittadini.

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