- Il ragù non può essere troppo secco, è il simbolo della grassitudine con la pasta.
baffobp bp (qui il suo ragù alla baffo / bresciana)
Ingredienti
- 150 g di pancetta fresca di maiale (macinata fine)
- 130 g di carota
- 130 g di cipolla,
- 130 g di sedano,
- 800 g di polpa di cartella (fu un macellaio bolognese a raccontarmi che questa parte del bovino, il diaframma, è la parte speciale, regina per fare il ragù alla moda felsinea); la tradizione è che venga macinata abbastanza grossa (da queste parti lo chiedono, vuole una passata o due?),
- 1 bicchiere di vino bianco secco, in genere uso un buon bianco dei colli bolognesi, e.g. un Pignoletto,
- 500 g di passata di pomodoro (io uso quella bio, integrale, autoprodotta),
- sale (marino integrale),
- strutto / olio di arachidi (lo so, chiedo perdono, v. 2 sotto)
- tagliatelle di buona qualità
- parmigiano reggiano da grattugia (a me piace stravecchio, almeno 36 o anche più)
Gli ingredienti di qualità fanno l'80% del lavoro. La carne la prendo anche dal gas-contadino ma quel taglio (la cartella, chiave di volta della ricetta) è speciale e non me lo porta e quindi lo prendo in una macelleria di montagna dove prendo anche la pancetta fresca; parti con ingredienti eccellenti e vivi di rendita. E' facile.
Preparazione
Prendo un tegame di coccio (*) e inizio a far soffriggere pancetta che diventa base-condimento del soffritto degli odori tritati fini che faccio rosolare. Quando il tutto inizia ad essere asciutto, bello friggente, aggiungo la cartella macinata, belle mescolate e faccio andare fino a che perde l'acqua ed inizia anch'essa a rosolare. Aggiungo il bianco e mescolare sino a quando non sarà completamente evaporato, di nuovo arrivo a far asciugare, il tutto deve tornare a rosolare con brio. Unire la passata, aggiungere un poco di sale, mescolare, coprire e far andare lentamente un'ora. Le ricette tradizionali (***) - qui la ricetta tradizionale - indicano tempi di cottura di due ore o anche oltre. Alla fine dovete assaggiare e regolare di sale a piacere.
Varie ed eventuali
- Ricetta per otto porzioni circa. direi. Io lo schiaffo in vasetti di vetro in congelatore visto che 'sto piatto lo mangio con moderazione. Diciamo che facendo due conti, sbaffo tagliatelle al ragù una volta ogni tre settimane ca. (vedi punti 1 e 2 seguenti).
- Questa variante è la versione leggera: in quella tradizionale, la pancetta dovrebbe essere in peso la metà della cartella e non un quinto. Quindi aggiungo un cucchiaio di strutto e/o olio di arachidi - lo so, è orribilerrimo, perdonatemi, ma meno colesterolico - che è meno saporito dell'olio evo oppure aumento la pancetta fresca. La ricetta tradizionale bolognese prevede (oltre a molta più pancetta), burro, olio evo e, in ultimo la panna (**).
- Questo è misfatto nutrizionale: mette insieme:
o - proteine animali e farinacei (tagliatelle);
o - mischia proteine animali: carne, uova (tagliatelle), caseina (parmigiano reggiano);
o - mette insieme carne e latticini.
Se esce bene è un piatto di goduria estrema. Sì, cucina pesante. Non vi piace pesante? Pesante, era nella cucina, uno dei massimi apprezzamenti in passato. Erano piatti della festa, una fortuna che capitava poche volte all'anno, permettevano di vivere il piacere della sazietà e la digestione laboriosa evitava per qualche ora di tornare all'incubo di dispense misere e il problema del scegliere tra il poco o il niente da (non) mettere prima in pentola e poi nel piatto. - Come scrivevo e come osservava bene Baffus, il ragù troppo leggero è una contraddizione, un non-sense: semplicemente, se non vuoi mangiare il ragù, forte, robusto (aggettivi pleonastici), non mangiarlo visto che non te l'ha ordinato il medico. E' un piatto della festa, non da insultare banalizzandolo a piatto quotidiano. Mangiare sano e variato, legumi, alimenti integrali e a km e giorni zero, etc. molta qualità e meno quantità (è la decrescita) . Qui però si torna al mio chiodo fisso di descrescita edonistica e quindi anche felice: quando mangi 'sti piatti, quando trasgredisci, dacci dentro - zio cotica! - e poi farai digiuno e riprenderai una dieta ordinaria, non della festa, più sana,
menodiversamente gaudente. I contrasti che portano al piacere, eh!? - Il macellaio consulente in quella macelleria di montagna al confine tra la provincia di Modena e di Bologna mi diceva che a Modena (forse anche in altre province emiliane) si usa macinato metà di suino e metà di bovino (cartella) e non di solo bovino, come a Bologna.
La passata se prodotta con pomidoro non maturi (quasi la norma con passate industriali ovvero non autoprodotte) è acida e le cotture di cibi acidi NON devono avvenire in recipienti di acciaio, alluminio. Il coccio vetrificato è "neutro" è decisamente meglio.
RispondiEliminaNella ricetta antica non si usava la panna ma... quel grasso di cottura - che non so come si chiama - che si forma(va) sul latte bovino (intero) una volta raffreddato quando esso veniva bollito per sterilizzarlo come profilassi per problemi come brucellosi e altro.
RispondiEliminaScrivo le ricette tradizionali, al plurale, perché, essendo patrimonio culturale popolare e diffuso, non dico ciascuna famiglia od ogni sdora (massaia, in bolognese) ma molte sì, avevano piccole varianti specifiche della ricetta.
RispondiEliminaGrande, Uomo! Questa è la ricetta che aspettavamo, perchè lo sappiamo che tu in cucina te la cavi bene...
RispondiEliminaCome minimo dovresti postare la ricetta per le tagliatelle. Cosa me ne faccio della ricetta del ragù se manca la pasta ??
Visto che bisogna godere, facciamolo fino in fondo, o mi vorrai far mangiare questo splendido ragù con una pasta anonima ??
Guarda, io confesso una mia lacuna che è quella di non sapere ancora preparare e tirare la pasta - al mattarello, ovviamente!
EliminaE' da tempo che voglio organizzare una o due domeniche in cui la mia amica tanghera romagnola _ara batticuore insegni a me e ad altri della cricca a preparare le tagliatelle. Appena la stagione si farà di meteo più grigio...
Sì, io pensavo fosse solo quella fresca, cruda, per affioramento o centrifugazione ma invece (e.g qui la Treccani) è anche quella pellicola di grasso cotto che si forma sul latte bollito.
RispondiEliminaSono anni che vorrei mangiare una cassöula fatta come dio comanda che, peraltro, non ho mai mangiato, né fatta come dio comanda né in altri modi. Slurp!
"Sulla tavola periodica è vicino all'uranio" (cit. Lorenzo).
RispondiEliminaHo riso per un minuto. Favoloso.
Ha fatto sorridere anche me.
RispondiEliminaMa veramente la cassöula è così pesante? verza e carne (tagli minori, poveri) di maiale non dovrebbe essere così terribile.
La Cassoeula è simile alla brovada, piatto tipico friulano. Son solo rape, di solito accompagnate con musetto ma di leggero non c'è nulla.
RispondiEliminaUomo, ma sei stato tanti anni in Lombardia e non hai mai mangiato un piatto di cassoela? Com'è possibile ?
RispondiEliminaE un piatto di trippa? Manco quella?
La trippa alla parmigiana è di mia competenza. Da resuscitare i morti.
RispondiEliminax Alahambra:
RispondiEliminaHo scoperto ora la affascinante (e lunga e complicata) ricetta detta brovada. Di fatto si inizia a prepararla con la torchiatura delle uve (macerazione di uno o due mesi, stessa grandezza di quella dei cavoli cappuccio per diventare crauti).
Si trova comunemente in Friuli oppure è diventato uno di quei piatti poveri difficili, complicati e quindi introvabili?
x nottebuia:
Sapevo che la cassöula è(ra) tipica di zona specifica della Lombardia ovvero una parte della Brianza. Nella zona in cui vivevo io della Lombardia NON era un piatto tipico.
x Lisa Miller:
Io adoro la trippa, sono un goloso di trippa e me la preparo (alla fiorentina).
Anche per quella, se si parte da buoni ingredienti (e rari, la trippia grigia artigianale è quasi introvabile) fa resuscitare i morti. Vero! :)
Non lo so perché ne vado tutt'altro che matta.
RispondiEliminaConosco però almeno una persona che la fa e molto bene e posso dirti che in tutte le aziende agricole qua attorno, anche quelle piccole, quando è stagione si trovano le rape già macerate e grattugiate. Il che immagino significa che è un piatto che viene usualmente consumato.
Non è la mia tradizione, non le ho mai fatte. Io da brava triestina vado bene con crauti e jota. E patate in tecia ovviamente.
La jota giuliana, oh altra delizia questa!!
RispondiEliminaLe patate in tecia sono la versione locale di un piatto povero diffuso anche altrove. In Tirolo (compreso quello meridionale) esiste un sua variante (a volte con aggiunta di uova e/o speck abbrustolito) che viene chiamato Bauernschmarrn, il piatto del contadino.
Mi viene già appetito nonostante abbia fatto una buona colazione.
Grazie Alahambra per la segnalazione.
Nelle Marche la tradizione vorrebbe che la carne sia mista: quel che c'è di stagione (vedi gli scarti della pista del maiale di fine anno) e cmq non possono mancare le interiora del pollo essendo un animale immancabile nel regime di mezzadria.
RispondiEliminaMI ricordo che anche i vincisgrassi prevedono una presenza di interiora (fegatini) di pollo. Il pollo è, col maiale, uno dei migliori (piu' efficienti, versatili) trasformatori/produttori di proteine aninali. In regimi meno ricchi, come quello della mezzadria, la carne bovina viene sostituita da carni suine ed avicole e questo avviene quindi anche nella gastronomia tradizionale.
RispondiEliminaIl ragù non rientra tra le mie preferenze. Troppo unto e troppa carne.
RispondiEliminaOltre al dispendio notevole di tempo necessario per la preparazione.
Sarà che per me la perfezione fatta pasta é il tonnarello cacio e pepe....
La settimana scorsa ho mangiato carne solo una volta.
EliminaQuindi per me il problema della carne non si pone.
Il troppo unto pure. Insomma, mangio spesso sano e piacevole, di tanto in tanto ci do dentro anche con certi squisiti e non eccezionalmente salubri ;) grassi (animali).
Tonnarello: tipo di spaghetti all'uovo, a sezione quadrata, caratteristici della cucina laziale e abruzzese
Dice il Sabatini Colletti.
beh, non male anche i tonnarelli cacio e pepe.
Siamo fortunati ad avere, in Italia, una cucina così ricca di deliziosi piatti.Semplicemente non ci si può stufare.
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