venerdì 14 novembre 2014

Il tramonto dell'euro - 4: Minsky, Frenkel, il duale

(Il tramonto dell'euro - 3: OCA)

Come scrivevo ieri, il pensionato (che intuisco sia stato piccolo imprenditore), inizia a raccontarmi delle sue esperienze: conosce una donna rumena di Costanza, pensa di acquistare 'na casa da quelle parti. Era la vigilia dell'ingresso della Romania nella comunità europea. Cosa succede? In pochi mesi i prezzi delle case (il tizio aveva in mente una certa classe di abitazioni) da 20k€ a 60k€, la gente inizia ad avere problemi.
Ecco, su un treno verso casa, un tale che mi aveva visto leggere il libro, mi testimonia un caso di ciclo di Frenkel.


Frenkel parte, nel suo lavoro, dall'opera di un altro economista molto famoso: Hyman Minsky (1982), Minsky sostiene  che le moderne  economie finanziarie sono soggetti a cicli endogeni (cioè che nascono spontaneamente), caratterizzati da una fase espansiva, nel quale il clima economico favorevole, favorito da innovazione e e deregolamentazione dei mercati, induce gli agenti economici ad assumere posizioni finanziarie  progressivamente più rischiose. [...] Ma ragionando così si fanno troppi debiti, e segue la fase recessiva: le bolle scoppiano, e la crisi finanziaria travolge illusioni e progetti. [...]
Frenkel lo applica alle economie emergenti, aggiungendo dei dettagli: primo, la dimensione transnazionale (centro/periferia) dei rapporti di debito/credito; secondo, la natura esogena del ciclo che viene innescato da un cambiamento di politica economica: tipicamente l'adozione del cambio fisso, e la liberalizzazione dei mercati finanziari.
Nel suo articolo Frenkel fa notare come, negli ultimi trenta anni, tutte le crisi finanziarie registrate dalle cronache abbiano seguito la stessa trama, quella, appunto, della storia di centro e periferia, dove il centro sono quasi sempre gli Stati Uniti, o comunque i Paesi anglosassoni, sedi della grande finanza internazionale, e la periferia, volta per volta, il Cile, il Messico, la Thailandia, la Corea, l'Argentina...
p. 137 - 138.

Bagnai utilizza il lavoro di Minsky, Rapetti e Frenkel per la propria tesi. Sono in piedi sulla scrivania, vorrei lanciargli un mazzetto di carciofi bio, porgli una collana di ravanelli al collo, applaudo, tutti i colleghi ormai sono in piedi sulla scrivania ad applaudire. Più Bagnai per tutti!
Ohh, abbiamo fotografato lo stato del paziente: temperatura, pressione sanguigna, capacità polmonare, etc. La diagnosi è precisa. Bene!
Mi fermo. Ora dovremmo arrivare la terapia. Nulla ha attraversato le culture umane più che il conflitto tra morale freudiana "sii ciò che ci si aspetta da te" e l'etica junghiana "divieni ciò che sei", tra tensione verso un meglio e l'accettazione della realtà e il convivere con essa.
"Amara medicina" o "Tiriamo a campare"?
Bagnai utilizza frequentemente l'osservazione della dualità di molti aspetti dell'economia: ad esempio, non può esistere debito senza credito e viceversa. Ragionevole. Dunque esiste anche la relazione duale che si instaura tra centro e periferia e i risvolti patologici a cui essa conduce (ciclo di Frenkel, appunto).
Ma... se è vero che esiste questa natura duale, essa esiste sempre, anche nelle responsabilità: un ladro nulla può senza ricettatori, uno spacciatore nulla può senza tossicodipendenti, un centro nulla può senza periferia.
Allora, questi paesi della periferia (alcune classi di tali paesi, afferma Bagnai, in realtà è un paese intero che gonfia consumismi devastandosi, dal manovale al notaio, ad esempio di edilizia, il classico pattern dell'economia speculativa stracciona, proprio come avvenuto in Italia) si gonfiano come dei tossici e poi... poi la roba non arriva più, spacciatore o strozzino brutto cattivo cacca diavolo. Ma la periferia è assolutamente corresponsabile del disastro: senza la loro partecipazione periferica attiva, nulla avrebbero potuto i paesi del centro. Se non vuoi finire come un drogato, evita di comprare dallo spacciatore. E' semplice. Funziona.
Perché gli hai consegnato l'estremità del nodo scorsoio del tuo debito con cui ti sei cinto il collo? Non era mica obbligatorio  per l'Italia diventare, negli anni della Grande Bruttezza della distruzione edilizia-infrastrutturale, la grande distruzione economica, il primo mercato per la Mercedes.
L'altro giorno Grillo argomentava contro la BCE e sproloquiava su stampe allegre "la Banca d’Italia che torna a stampare la nostra moneta nella nostra terra", siamo ai deliri MMT barnardiani, alla demagogia sempreverdetossica del campo dei miracoli. O forse all'etica del dare al drogo la roba che gli serve per non schiattare?

La strizzatura di coglioni del tentativo pallido di idea di pareggio di bilancio ha creato dei miracoli impensabili: la riduzione del consumismo più becero, la riduzione dell'economia speculativa e distruttiva dell'edilizia, la nascita di un principio di conflitto di interessi sull'utilizzo delle risorse, pensieri sulla condizione di servi del fiscogleba funzionali al citrocapitalismo, un principio di presa di coscienza sulla questione insostenibilità, sani attriti con le masse immigratorie invadenti non più obnubilati, sedati da servizismo e consumismo, qualche persona inizia ad accorgersi dell'inquinamento bottepienamoglieubriachistico "Più tutto per tutti!", inizia alcune persone ad esercitare il discernimento, in genere le menti dormienti, sopite, iniziano a percepire dei segnali di dolore o sgradevoli e passano ad un sonno più leggero, si apre qualche occhio, iniziano a porsi e a porre qualche domanda.

Ancora sul duale. La politica finanziaria (tassi di interesse decisi dal governo invece che dal mercato, repressione finanziaria dal punto di vista dei parassiti della finanza), un sano principio con una valenza ecologica indubbia è uno dei meccanismi educativi (ancora: morale? etico?).

In un'economia repressa nemmeno lo Stato si indebita troppo [...] e quindi non è necessario rincorrere l'esplosione della spesa per interessi aumentando la pressione fiscale e diminuendo la pressione per i servizi essenziali [essenziali? quali servizi "essenziali"? NdUUiC].
p. 139

Anche la politica finanziaria è duale. Se reprimi la finanza espandi, accresci consumismo e servizismo di massa, sociali. Monti guarda ad una politica lontano dal mio ideale, ma quando affermò che avrebbe distrutto la domanda interna, per salvare il paese, aveva avuto un'illuminazione ecologica, etica.

Dunque la morale educativa del "sii ciò che ci si aspetta da te" inizia a funzionare. E' riuscita, nel miracolo pazzesco, di portare un principio timido di deflazione nel Paese dell'aumento sconsiderato, insostenibile, suicida, casuale dei prezzi. Solo un principio, purtroppo.
Cambiando letture, assumendo punti di vista duali, gli scenari e le prospettive cambiano radicalmente.

Chiudiamo con una sana rissa generata da importanti questioni sull'obsolescenza indotta (moda) che un paio di calzature, un giubbotto e un copricapo fossero in, aut, fescion o non fescion. Produci consuma rincoglionisciti la mente e poi, tu, una delle milioni di parti del tumore, ciclo di Frenkel compreso, krepa! Il grande dimagrimento arriverà anche se te_non_ti piace.


12 commenti:

  1. A proposito, la mia RCA scade il 18, la tabella mi dice che in passaggio alla classe 5 il mio rischio diminuisce del 6% ca. e l'imponibile è aumentato di un euro, siamo a +6% di aumento RCA in un solo anno!! Siamo ancora e sempre alla follia dell'aumento di prezzi senza alcuna giustificazione. Io ora devo sfrantumarmi i koglioni per ravanare e cercare se ci sia qualcosa a meno o non a meno, fosse solo per punirli.

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  2. uomo, 'sto post non si riesce a leggere neanche se armati delle migliori intenzioni

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    1. troppo lungo e troppo carico di concetti.

      passo, per questa volta

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    2. Scrivevo che non di pinzillacchere si sarebbe trattato.
      L'argomento è complesso (Bagnai dedica ad esso 30 pagine, dalla 134 alla 164) e ho citato molto poco. Ho aggiunto le mie considerazioni.
      Grazie comunque.

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    3. oggi non è giornata per affrontare questi argomenti, credimi

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  3. Capisci,Man, che la realtà è piuttosto complessa. Non sarà un caso se Wannabe Figa avrà studiato 5 anni per finire il corso di Economia e (se ci hai fatto caso) non interviene mai su questioni economiche.

    Io l'ho dovuta studiare un po', conosco poco l'economia, e quindi ne parlo di più. (di sistemi e complessità non parlo, e questo dovrebbe insospettirti)

    L'Italia funziona così: meno sai una cosa e più ne parli.

    Chi sa per davvero (e quindi capisce) si astiene perché vede tutta la complessità delle questioni e l'impossibilità di venirne fuori in due battute.

    Parliamone, dunque, Man. Ma partiamo almeno dall'assunto di sapere di non sapere e proviamo, con calma, a farci domande specifiche e trovare qualche piccola risposta.

    Mettere insieme tutto il quadro in un colpo solo è impossibile ;-)

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    1. Oh, beh, intanto grazie @nottebuia per la maiuscola al corso di laurea, che vale più di mille complimenti :)

      Il mio non intervenire non è perché abbia una laurea in materia, anzi, mi interessa leggere i vostri punti di vista (e soprattutto di sistemi e complessità non capisco nulla, e parimenti non intervengo). Semplicemente a volte preferisco far da spettatrice, ma occhio che vi vedo. Inoltre il parere che potrei fornire in merito non è certo quello di un premio Nobel!

      Tra l'altro il testo in questione non l'ho particolarmente amato perché ha costituito per me parte del programma d'esame. Ovviamente il prof. non pretendeva che fossimo d'accordo con l'Autore, ma era consigliato come lettura integrativa.

      Felicissima, in ogni caso, di sapere che la materia economica appassioni qualcuno :)

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    2. LOL, devo dire che quest'occhio che osserva mette davvero un certo timore...(sarà perché in effetti, spesso, mi rendo conto di scrivere delle boiate pazzesche) ;-)

      Comunque, tieni sempre presente che l'Alberto stesso dice che lui avrebbe preferito la carriera di musicista (credo abbia 2 o 3 diplomi al conservatorio).

      Sempre parafrasandolo, tutti noi purtroppo abbiamo dovuto interessarci all'economia da quando l'economia ha iniziato a interessarsi a noi...

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  4. Non solo la realtà è complessa, ma è frutto di una sequenza molto lunga di decisioni, di non decisioni, di azioni, di interessi di corto respiro, etc. .

    Ho cercato di sottolineare che anche una lettura duale può essere riportata in parte, semplificandola ad arte per l'obiettivo della tesi.

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  5. A questo proposito mi pare che Bagnai stesso dicesse che non esiste una sola Germania, banalizzabile come una signora bionda che parla tedesco e vive in Germania.

    Piuttosto, anche lì ci sono molteplici interessi e pulsioni contrapposte.

    Nella vicenda centro-periferia che tu racconti nel post, il sistema creditizio tedesco ha prestato allegramente ben sapendo che i debiti non erano solvibili e che l'Europa-Sud non era affidabile (ne erano consapevoli)

    Di chi è la colpa? Logicamente di tutti quelli che hanno partecipato al gioco, tanto in Germania quanto in Spagna o in Italia. Ciascuno lo ha fatto perchè credeva di guadagnarci e ora il cerino si è spento.

    Qui convergo con te: il sistema non è assolutamente sostenibile. E' una vera follia, infatti, si parla di bolle.

    Però attenzione: da me ne ho parlato tante volte. Non darei un giudizio morale sul singolo, ma direi che è tutto il gioco che non può essere portato avanti (e tu, da buon decrescista, dovresti essere d'accordo)

    E qui potrebbe iniziare a emergere un primo punto: il sistema Europeo è stato edificato su basi non-razionali.

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    1. I tedeschi hanno un sacco di problemi.
      Certamente, per usare delle metafore, degli spacciatori centristi di beni posizionali, di roba creditizia ai tossicodipendenti della periferia non sono in buone prospettive.
      Non è saggio.
      Ma, come invito sempre, essere intelligentemente egoisti e concentrarsi sui propri problemi, sulle cause e cercare di evolvere, migliorarsi.
      Ad esempio, capire le ragioni per cui ci si è messi col cappio al collo dell'import di credito, capitali (e anche beni e servizi) dall'estero.
      E iniziare a pensare come tamponare il problema, piani di rientro, evitarli in futuro.

      La soluzione non è la stronzata leghista, barnardiana, grillesca, demagogica di riprendere a farsi nuovi cappi al collo stampando moneta e rilanciando col deficit pubblici il trasferimento di capitali ai privati e di tornar ad alimentare le loro dissipazioni consumistiche di beni posizionali esteri, evasioni, esportazioni illecite di capitali.

      Tutto questo, esiste sempre il dilemma tra tensione morale ("amara medicina") e pragmatismo etico ("tiriamo a campare") e relativa accettazione della realtà.

      Bauman parla di capitalismo parassitario per indicare l'attitudine distruttiva, nichilista dei sistemi 5.

      A questo punto la questione monetaria è uno degli abiti del sistema.
      La questione del pareggio di risorse e quindi di bilancio è un dispositivo ecologico, spirituale e anche economico, politico massimamente inviso a questi sistemi.

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