E ancora e ancora

Ero proprio stufo dopo quattro ore di auto delle quali quasi tre passate nella bolgia di ingorghi e di traffico della grande costipazione urbana della Toscana settentrionale. Erano sedici mesi che aspettavo quel momento.
Anzi tutta la vita.
Sentivo la sabbia di granelli freschi e umidi sull'arco della pianta e tra le dita del piede.
C'era quel tronco in fondo, là dove c'era ancora il sole. Ancora pochi secondi dopo mesi dopo tutti gli anni.
Arrivi, appoggi lo zainetto, distendi il telo, togli i pantaloni, le maglie, su il costume.
Ogni onda è un'onda che manca e sirena.
Ma non sarai mica matto?!?!
Un passo due passi, venti passi e sei lì, a mollo nel'acqua primordiale a sentire l'energia del fresco, il bruciore leggero del sale nel naso, in gola.
Ogni bracciata lasciavi indietro la malmostosità del traffico sadico e ritrovavi te stesso.
Poi torni a riva al sole già basso novembrino per vedere udire sentire la meraviglia e i colori del tramonto. E ancora e ancora.