Avevo consultato le previsioni e le mappe dettagliate: conoscendo
un po' l'Appennino e come si pone rispetto a flussi da ponente, avevo
deciso che avremmo fatto l'uscita. Non alto appennino, in quello
saremmo incappati in brutto tempo, ma medio appennino (zona che,
peraltro, forse non molti lo sanno, è siccitosa, con
piovosità che
può arrivare a 700mm l'anno, perfino un terzo o un quarto
rispetto al versane orografico “tirrenico”). Le nuvole per effetto stau erano
visibili a sud, poi diventate via via più plumbee. Era caldo, con
sole e nuvole alte e sottili, quando siamo scesi dall'auto.
Circa due ore e mezza dopo,
eravamo di ritorno a escursione interrotta, con le cerate sotto un rovescio
intenso, arrivati all'auto in tempo per evitarne, in meno di mezzora,
decisamente più ruvido.
La costituzione (io la scrivo con la ci
iniziale minuscola) usata per smentire e smontare tesi e lavorio
antinazionali. Sì, suo accorto, usare le armi del nemico e il
fideismo della costituzione più bellissima del mondo, contro i piani di manipolazione delle menti da parte delle castalie, quelle che cianciano la costituzione per
svuotarla e usarla contro di te. In chiave sociale il riferimento a
diritti è frequente. Non so se è un antagonista di un centro sociale o di qualche predicatore sinistro sì global che scrive: diritti, diritti, diritti. Ancora l'uso
accorto?
Cosa c'entra con il giro?
Abbiamo attraversato una delle molte
zone di vita grama del medio appennino che, in Emilia, è
caratterizzato da distese enormi di argill(acc)e plioceniche,
incistate da frequenti resti ofiolitici degradati. Sono terreni
miseri, anti-biotici, siccitosi d'estate e impossibili nella stagione
non siccitosa. Nel piccolo boom demografico del XIX secolo vennero
colonizzati ma rimasero posti grami, coltivati a seminativo, poi
furono arature, erosioni, abrasioni, calanchi, frane, dissesti, dalla povertà alla maggiore povertà, dalla miseria a quella ancora più cupa. Alcuni toponimi ricorrenti - Ca' Inferno
(spesso ai piedi di calanchi), Ca' Fame, Ca' Sete - dicono
tutto. La fine dell'estate, questa merdosa
africana, ha lasciato provata la flora e il colore più frequente il giallo-bruno, alberi già in defoliazione per il secco, crepe e
fessure nel terreno. L'azzurro/bluastro/rossastro di pareti
calanchive testimoniano un ambiente infernale, lunare. In mezzora di rovescio siamo passati
dal subdesertico di polvere e cretti ad avere scarpon(cin)i enormi,
pesantissimi, di palta di creta prima sotto le suole, poi intorno a
tutta la calzatura, come la zavorra in piombo sotto ai piedi di
Mitchell, Shepard, di Aldrin e Armstrong.
In pochi chilometri e pochi minuti siamo tornati
nella natura aspra e feroce, abbiamo avuto intuito di quanto fosse
grama la vita qui. Negli anni 60 l'appennino si svuotò per creare i mostruosi tumori periferie delle città lungo la via emilia, dai campi di
stenti, alle fabbriche di un salario regolare in formicai umani.
Un gasista diceva che l'Italia è
sempre stata misera, sovrappopolata, tante bocche, poco frumento,
niente ciccia, pochi denti van via anche quelli. Vi avevo fatto vedere alcune
case di vita gramaabbandonate, fuga dalla miseria.
Sorrido quando sento parlare di pari
diritti inviolabili, fondamentalissimi, de il problema,
causato da tale adesione [a trattati e meccanismi economici,
finanziarie e normativi sovranazionali], della "scarsità di
risorse", il problema dello
smantellamento dello stato sociale.
Ignorare la storia,
la realtà, la contabilità aritmetica delle risorse, dei bilanci tra
risorse disponibili e quelle richieste, l'ecologia.
Ho osservato
calanchi e paleofrane, sono stato nella siccità subdesertica e poi
in palte e pantani, stessi luoghi in un tempo di una manciata di
minuti. Ho osservato la ferocia della natura, come essa ha
smantellato in un epsilon di tempo (geologico) le comunità umane.
I diritti
fondamentalissimi,
l'ordoliberismo e il pareggio di
bilancio brutto, cattivo.
La storia? il mondo e la
realtà qui fuori?
(unuomoincammino)